Regia di Iginio Straffi vedi scheda film
La mamma muore schiacciata da un macigno, durante l’eruzione del Vesuvio che pietrifica Pompei. Il piccolo Timo si salva: il generale Chirone, scorbutico nei modi ma tenero di cuore, lo porta con sé nella Capitale, dove lo cresce come un figlio (all’Accademia dei Gladiatori!). Insieme alla bambina del militare, l’adorabile Lucilla, Timo sviluppa presto un’indole buffa e casinara, impacciata e impertinente. Il suo destino non è tirare pugni, ma lo farà per amore: Lucilla termina gli studi e torna dalla Grecia, ma il padre l’ha promessa in sposa a Cassio, muscoloso e vanitoso lottatore provetto. Lo scopo è svecchiare l’antica Roma, trasformandola in un’avventura a misura di bambino. I numeri, però, sfiorano quelli del kolossal: 35 milioni di euro, 150 scenografie, 500 maestranze. Iginio Straffi, già papà delle Winx, guarda all’America mentre ricostruisce il Colosseo in Cgi. La morale è immediata, sempre valida per un pubblico under 10: la volontà trasforma l’inetto in vincente, meglio se passando da referenti televisivi decontestualizzati e un po’ ruffiani. La rivincita dello sfigato, l’emancipazione della donna e la condanna del doping sono i messaggi veicolati dai personaggi, resi tridimensionali più dalle voci che dalla tecnologia (sulla Chiatti e Argentero vince Belén, ugola caliente dell’intransigente addestratrice Diana). Resta il dubbio che una storia così poteva essere disegnata a matita, senza l’investimento da major e il profluvio di merchandising.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta