Regia di Ang Lee vedi scheda film
Una favola moderna sull'istinto e sulla ragione, sulla fede nella Provvidenza e nel prossimo e su come divenire un adulto comporti l'uccisione dei fantasmi della tenera età.
Solo, per quasi otto mesi, nel mezzo dell'Oceano Pacifico, trasportato da una barca di legno in compagnia di una tigre del Bengala che si chiama Richard Parker: accade realmente o è pura creazione affabulatoria per mascherare una più cruda verità? Più che questo, ciò che importa è che Pi (l'indiano Suraj Sharma, bravo esordiente) sperimenta sulla propria giovane pelle l'esperienza del dolore nelle sue più temibili forme: viene privato di una casa, di una patria, di una compagna, di una famiglia. Ma lui sopravvive, perché Dio gli dispensa bagliori di speranza che si concretizzano in eventi miracolosi (una pioggia di pesci, un Eden insulare). Quella di Pi è una favola moderna (scritta da Yann Martel e adattata da David Magee) sull'istinto e sulla ragione, sulla fede nella Provvidenza e nel prossimo e su come divenire un adulto comporti l'uccisione dei fantasmi della tenera età (Pi è spaventato e allo stesso tempo attratto dalla tigre da quando era bambino). La lunga sequenza del confronto ragazzo-bestia è strepitosa, ma patisce l'assenza della voce narrante prevista invece negli altri segmenti, e capita, purtroppo, che i toni edulcorati e sognanti sospingano in secondo piano la tragica sofferenza che necessariamente sgorga dai fatti. Tuttavia la suggestione spettacolare non si concede nemmeno una sosta. Oscar meritato alla curatissima regia di Ang Lee.
Ulteriore statuetta per le variopinte musiche di Mychael Danna.
BUON film (7) — Bollino VERDE
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