Regia di Ang Lee vedi scheda film
Vita di Pi: avete fede nella vita?
Alcuni riferimenti mi sono sfuggiti, altri, i più noti, quelli delle favole, no.
Al netto di ciò, il film di Ang Lee manifesta per tutta la pellicola la capacità visionaria del regista, che nel finale però sceglie di passare la mano, consegnando letteralmente allo spettatore la storia ad effetto che gli ha appena raccontato, e oltretutto (quasi del tutto coerentemente) decifrato. Mossa (forse) azzardata, perché non tutti sono pronti a vedere o rilanciare.
Sono del resto molti e validi – per chi sta al gioco - gli spunti che il film offre: il rapporto aperto con (l'infinità di) Dio, la vita come eterno e continuo distacco, la cifra zoologica (metaforica e non), e su tutto, la deriva e il naufragio come scoperta e accettazione di sé.
Senza volersi barricare dietro le difese di una strepitosa fotografia del film, una certa leggerezza di fondo (l'andare per sottrazione e distruzione, che il mondo indiano e orientale in genere da sempre ci “regala”) tiene incollata (e incollati al)la vicenda. Una tigre e un ragazzo che, nemmeno troppo paradossalmente, si legano senza incontrarsi mai, ci pongono una domanda: siamo interessati a gustare il lato favoloso della nostra vita, la narrazione di quella scoperta, seppur talvolta disperata e amara, che la rende degna di essere vissuta e raccontata? O preferiamo lasciarla svanire come una storia mai conclusa o mai pubblicata?
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