Regia di Ang Lee vedi scheda film
Caro Ang,
ieri sera ho partecipato alla premiere berlinese del tuo bellissimo “Life o Pi”. Non so se ti ricordi di me, sono quel ragazzo che al party post-proiezione ha avuto la fortuna di stringerti la mano e farti i complimenti di persona. Ci siamo anche fatti una foto insieme! Non mi illudo troppo che queste righe in italiano possa giungere un giorno sotto i tuoi occhi, ma ci tenevo molto a spiegarti il significato delle mie parole, che per paura di infastidirti troppo ho ridotto ad una brevissima frase che temo avrai trovato molto criptica e, Dio non voglia, offensiva. Ti ho detto: “Sono un giovane studente di cinema e questa notte mi sono sentito molto vicino a te”.
Mi sono molto emozionato per il coraggio che hai avuto nell’affrontare questa sceneggiatura che per nove lunghi anni molti hanno ritenuto infilmabile. Io per primo l’avrei creduto fino a ieri sera appunto, ma proprio come hai fatto tu, ci avrei provato. Tuttavia non credo che due Orsi e due Leoni (e due meno animaleschi Oscar) riescano a giustificare completamente l’audacia di confrontarsi con una tigre. Ho la sensazione che ci sia della materia oscura sulle pieghe del tuo carattere e che non consista semplicemente in una voglia di sperimentare.
C’è un fatto curioso in “Vita di Pi”, quello che forse mi ha colpito di più: la scena del naufragio è incredibilmente spettacolare e coinvolgente (ottima scelta quella dei long take) e per quanto riguarda la tigre Richard Parker ci si dimentica immediatamente la sua digitale trascendenza (anzi, se non me l’avessero detto prima forse non l’avrei nemmeno messa in dubbio). Hai creato scene ed elementi che vanno oltre il professionale e la perfezione. Eppure hai distribuito per tutto il film, sorprendentemente, moltissimi effetti di transizione visibilmente più artificiali e soprattutto più semplici (hai capito a quali mi riferisco? Quando per esempio per passare dal presente al flashback fai comparire prima un libro aperto, poi il mezzo busto di Pi che legge, e infine lo sfondo. Oppure per passare alla tigre appaiono prima le sbarre in sovrimpressione e poi l’interno della gabbia sostituisce definitivamente l’inquadratura precedente). Una soluzione troppo semplice anche per il target pangenerico a cui miri e che mi sarei aspettato piuttosto da un’opera prima con budget consistente. È in queste scelte, che rischiano di essere (ma fortunatamente non sono) stucchevoli, che ho rintracciato con piacere una vena giovanile e giocosa in una realizzazione altrimenti troppo perfetta e pretenziosa. Ecco, era questo il significato delle mie parole. È qui che mi sono sentito vicino a te: giovane e con un sacco di voglia di sperimentare.
Grazie, mi sono goduto il film senza sentirmi a disagio. Ne approfitto per farti i complimenti anche per altri due aspetti. Il 3D era davvero stupendo, sei riuscito ad andare oltre e a portare veramente acqua e tigre in sala ( così James Cameron può invidiarti, oltre al naufragio, anche questo). E complimenti anche per il finale, che ti sei preoccupato di non rendere troppo facile né buonista, regalandomi un sorriso che mi sono portato fino a casa e che promette di risorgere ogni tanto. Al contrario devo però farti una critica (l’unica) riguardo l’inizio. Mi è sembrato decisamente troppo lungo (la presentazione della famiglia, l’incontro con la fidanzata, la ingiurie dell’infanzia, il dialogo con lo scrittore…) e che, eccetto l’originale discorso sulla religione, non risulta utile ai fini della storia. Fortunatamente l’hai riempito di battute e gag molto divertenti.
Ottimo lavoro dunque, lo consiglierò ai miei amici!
Ciao Ang!
P.S.
Ora che mi viene in mente, ho un’altra critica. Ti sei impegnato tanto a dare una profondità alle immagini che forse non l’hai fatto abbastanza con Pi. Gli manca una ragione, un motivo per andare avanti, per tornare a casa (quello della fidanzata che l’aspetta è troppo debole, non mi ha convinto). Se penso a “127 Ore” di Danny Boyle, ricordo come alla fine aveva convinto anche me a tagliarmi un braccio per tornare a casa, per il figlio che sarebbe nato quattro anni dopo. Pi invece sembra abbastanza impassibile e si lascia trasportare dagli eventi e dalle onde, non ho ben capito perché vuole così tanto sopravvivere. Comunque non mi interessa granché, mi piace pensare che sia una questione intima e che l’hai tenuto per te. Ancora complimenti!
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