Regia di Timur Bekmambetov vedi scheda film
Ci si lamenta sempre che il cinema americano sia a corto di idee, ma a volte quest’ultime possono anche esserci ed essere pure fulminanti, ma poi occorre comunque riuscire a tradurle in qualcosa di realmente interessante.
Questo grande passo non riesce al film di Timur Bekmambetov che osa l’inosabile, trasformare Lincoln in un cacciatore di vampiri (senza per questo scordarsi del suo apporto storico), ma a forza di ammucchiare variazioni, talvolta improbe, conferma più che altro alcuni dei limiti del regista già manifestati in passato, ad esempio in “Wanted” (2008).
Dopo aver visto da giovanissimo uccidere sua madre, Lincoln (Benjamin Walker) vuole ad ogni costo vendetta e per cacciare i vampiri responsabili viene anche addestrato ad hoc dal misterioso Henry Sturgess (Dominic Cooper) seguendo un lungo percorso.
Alla lotta contro i vampiri seguirà parallela quella contro la schiavitù anche quando diventa il Presidente degli Stati Uniti d’America e le due cose finiranno con il convergere nella guerra di secessione tra Nord e Sud.
Vera e propria miscela di generi, prodotto da Tim Burton (ma di suo non c’è praticamente niente), ci si trovano parecchie cose interessanti, certo che è richiesta una partecipazione notevole, ed uno stato d’animo incline alla comprensione, per accettare tutto ciò che lo schermo ci mostra.
Una ricchezza di azioni, con una fotografia piuttosto curata, che si sviluppa lungo l’arco temporale della vita di Lincoln, con vampiri costante in entrata ed in uscita e parecchie idee fantasiose che non sono poi il tallone d’achille della pellicola, certo magari fanno sorridere, quando non dovrebbero, o semplicemente storcere il naso, ma almeno gioca sul fatto di proporre qualcosa che senza dubbio va al di là degli schematismi.
Purtroppo è lo stile che invece tende a perseguire tendenze probabilmente già vecchie, o che, come minimo, non sorprendono più ed anzi quando più volte ostentate possono procurare una sensazione di fastidio, come l’utilizzo del digitale per gli effetti speciali, scarsamente abbinabili al periodo storico, e dei ralenty durante i tanti combattimenti che si annidano in più punti fino a scaturire nella battaglia finale davvero pirotecnica, ma poi non così stimolante, almeno in relazione allo sforzo profuso.
Il cast poi non da un grande aiuto; grazie al trucco, Benjamin Walker invecchiato somiglia parecchio a Lincoln, ma a parte questo manca in tutto il resto del carisma che la situazione richiederebbe (è il protagonista assoluto e ricopre più aspetti, tra lo storico ed il fantastico); Rufus Sewell rimane nel campo dell’ordinario (anche se non sfigura), mentre Dominic Cooper non fornisce gran mistero; alla fine la migliore, seppur senza risplendere, è Mary Elizabeth Winstead anche lei chiamata a coprire un buon arco di anni e presente in vesti classiche (è la moglie di Lincoln).
Un film dunque capace di dividere, dotato di una carica di energia effettivamente notevole, che non colpisce più di tanto come horror, cioè le scene in tal senso ci sono, ma non si schiatta certo per la paura, quanto per aver messo insieme aspetti sulla carta inconciliabili, trovando anche punti di contatto (la guerra, con i vampiri dalla parte dei “cattivi”) e fornendo chiavi di lettura fantasiose sulla vita di Lincoln e perché no su come i vampiri si muovono nel corso del tempo (vedi il finale).
Pretestuoso, ma anche caparbiamente spregiudicato.
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