Regia di Bobby Farrelly, Peter Farrelly vedi scheda film
I fratelli Farrelly sanno bene che la loro scorrettezza provocatoria è stata ormai superata a destra dall’Apatow style e dalle commedie hard neobarbariche tipo Una notte da leoni. Quindi, da un po’ si dedicano solo a saldare debiti d’ispirazione. Se Libera uscita faceva i conti con gli 80 e Lo spaccacuori addirittura con Neil Simon e i 70, l’omaggio al trio comico ebraico dei Three Stooges chiude il cerchio. Sorta di rovescio della medaglia dei fratelli Marx, Moe Larry & Curly ossia i Tre Marmittoni (la traduzione impropria, oggi ancor più fuori luogo, è un retaggio “littorio”) hanno segnato dagli anni 30 per quattro decenni l’immaginario pop Usa; nonché ispirato quasi tutto lo slapstick deviante dei due registi (basti pensare a Scemo e più scemo, e confrontare Carrey/Lloyd Christmas con Moe). Ambientato nel presente, ma formalmente rétro (a partire dai tre protagonisti, cloni degli originali) e strutturato a episodi, il film vede i tre picchiatelli coinvolti in un omicidio durante una missione per salvare il loro orfanotrofio alla Blues Brothers. Ma tra gag di sapore antico/infantile e nonsense verbale intraducibile, si apprezzano più le intenzioni che i risultati. L’operazione mette in conto che un film così, oggi, non fa ridere, e si regola di conseguenza. Una posizione teorica interessante, ma di cui allo spettatore non frega nulla. E figurarsi a quello italiano, privo anche di una minima nostalgia da madeleine.
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