Regia di Derek Cianfrance vedi scheda film
Con “Blue Valentine” (2010), Derek Cianfrance ha guadagnato fin da subito molti punti, la stima di un attore importante come Ryan Gosling e la volontà di altri suoi colleghi di lavorare con lui.
Con “The place beyond the Pines” conferma la sua cifra stilistica, dimostra di essere ambizioso il che non è necessariamente una cosa positiva visto che nel compiere parecchie (troppe?) scelte non tutte vanno inevitabilmente a buon fine.
Quando Luke (Ryan Gosling) scopre di avere avuto un figlio da una precedente relazione con Romina (Eva Mendes) decide di prendersene cura, ma per farlo si trova costretto a compiere rapine con sempre maggior rischi.
Un giorno durante una fuga s’imbatte con l’agente Avery Cross (Bradley Cooper), un incontro che si ripercuoterà sul futuro di entrambe le loro famiglie per tanto tempo.
Derek Cianfrance dimostra di possedere personalità e tante idee, prende tante decisioni che, con coraggio, non vanno propriamente (o almeno non spesso) nella direzione di piacere al pubblico.
Parole misurate, i metri di pellicola assai meno (140 minuti sono in effetti un po’ esagerati), le percezioni vengono amplificate soprattutto nei momenti che contano e nel film in questione ce ne sono parecchi.
Questo a partire da un netto cambio di obiettivo a circa metà percorso con poi un’altra radicale trasformazione di quello che diventa il nuovo fulcro (Avery che passa da timido oggetto a uomo di potere) e ancora non è finita (anche se poi si traballa un po’ di più).
Una sceneggiatura fin troppo amplia che quindi facilmente regala alcune cose poco gradite (appunto perché spaziando tantissimo ciò diventa praticamente inevitabile), ad esempio il finale appare eccessivamente di maniera (ad effetto, ma con piglio più convenzionale), impossibilitato di stupire visto che dei colpi di scena ci siamo già abbuffati (nel bene e nel male).
Ma c’è comunque tanto cinema (a partire dall’inseguimento clou e confronto seguente mozzafiato che traccia una prima linea divisoria), tanta erosione dei sentimenti (con azioni che si ripercuotono da una generazione all’altra) ed attori impiegati alcuni in ambiti a loro consoni (ad esempio, Ray Liotta è ancora una volta uno sbirro marcio), altri a sorpresa (come Bradley Cooper).
Un film che osa, forse non sempre con successo, ma che anche nell’errore non si volta a guardare indietro.
Sfuggente.
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