Regia di Derek Cianfrance vedi scheda film
I casi della vita; storie drammatiche che si inseguono l'un l'altra trasferendosi casualmente sulle generazioni future, in un antagonismo che è generato più che altro dal fatto di trovarsi a ricoprire un ruolo, quello opposto del tuo avversario, senza per questo sentirti necessariamente meglio di lui o odiare il tuo antagonista in modo particolare.
Si riforma la coppia Derek Cianfrance/Ryan Goslin per un film che tuttavia è molto più complesso del precedente interessante ed emotivamente coinvolgente "Blue Valentine", diviso com'è quest'ultimo in almeno due atti, in cui due degli attori più belli, nominati (agli Oscar) ed apprezzati del momento (l'altro è Bradley Cooper) si passano letteralmente la staffetta della recitazione giusto a metà film, in piena corsa concitata grazie ad un colpo di scena che eviterò (ovviamente) di raccontare.
La vita trasandata di un abilissimo motociclista (Ryan Goslin, mai così muscoloso e platinato, come fosse una ulteriore mutazione fisica ed emotiva in linea con la già notevole trasformazione "macho/folle" dello splendido "Drive") che sbarca il lunario esibendosi in un luna park, cambia radicalmente, almeno interiormente, quando, incontrando una vecchia fiamma di alcuni mesi precedenti (una Eva Mendes sempre mozzafiato), apprende che il figlioletto di pochi mesi della donna è pure il suo, nonostante la donna per orgoglio non abbia mai chiesto nulla al padre naturale ed anzi ora viva serenamente o quasi con un bravo ed onesto altro uomo (di colore) che ha saputo accettarla ed amarla.
Il senso di responsabilità che nasce nel neo-padre, spinge il biondo balordo a trovare un socio con cui mettere a segno alcune rapine in banca per procurarsi una somma da poter lasciare al figlioletto e alla madre.
Il secondo film (nel film), strettamente legato a questa prima parte, vede un ambizioso poliziotto convalescente dopo uno scontro a fuoco, giostrarsi tra un senso di colpa per la sua azione necessaria ma un po' impulsiva e un innato senso di competizione e voglia di far carriera che lo spinge ad approfittare della medaglia al valore ricevuta e di un caso di corruzione in cui colleghi biechi e approfittatori vogliono invischiarlo, per fare carriera nelle forze dell'ordine e quindi in politica.
Quindici anni dopo vediamo che in un college due ragazzi stringono amicizia e l'uno, ricco e facile al vizio, cerca di portare nella sua strada, dritta ed impennata verso le vie del vizio e della perdizione da abuso e spaccio di stupefacenti, il ragazzino timido e buono che si trova davanti a se'. Non è un mistero (perché il film lo esplicita da subito), che i due ragazzi non sono altro che i figli dei due protagonisti delle vicende precedenti e che le coincidenze della vita premeranno affinché tutte quante le omissioni e gli interrogativi rimasti senza un perché riaffiorino violentemente trovando tutti una risposta, nel dolore, nella sofferenza, ma anche nella voglia di evadere accettando delle scuse semplici e sincere da parte di chi è tenuto a farle.
Forte di un cast composito che aiuta ad amalgamare una storia colma di anfratti e spigoli che diversamente renderebbe troppo poco omogeneo o fluido il racconto, il film di Cianfrance riesce ad impostare da subito una narrazione epica e cupa che ricorda il buon cinema di James Gray, con un Goslin biondo e folle che cita (anche nei tatuaggi - pure lui sulle dita delle mani oltre che ovunque) Robert Mitchum di "La morte corre sul fiume" ma pure il De Niro di "Cape Fear", un Cooper che si divide bene tra rimorso interiore devastante e ambizione incontenibile di carriera e potere. Ma pure Eva Mendes è notevole, sempre a metà strada tra dolcezza materna ed erotismo incontenibile che la rendono credibile, lei splendida e vicina alla quarantina, sia quando fa la 30enne in fiore sia quando appare un pò appassita ma ancora bella sulla via dei cinquanta. Da citare altresì la prova del giovane Dane Dehann già visto ed apprezzato in Lawless, e probabile rivelazione dei prossimi anni.
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