Regia di Arthur Penn vedi scheda film
.La storia è toccante e non lascia indifferenti. Viene dato valore primario all'apprendimento delle regole sociali di comportamento (stare seduti composti, mangiare con il cucchiaio, piegare il tovagliolo, essere educati e ubbidire a una autorità). In più si mira a incorporare i sentimenti altrui le regole nella coscienza della persona e a fare in modo che queste regole vengano sentite come una necessità e non come un'imposizione. "Imparare", "comunicare" significa adeguarsi e sottostare agli standard collettivi, i quali vanno fatti capire anche a chi non ha i mezzi per poterli percepire da solo.
C'è quindi (come in moltissimi film americani) la legittimazione dei mezzi autoritari e forti se a fin di bene. Ovviamente si ritrae la persona che si arroga il diritto di decidere sugli altri come una persona bella, dotata, piena di buona volontà e di belle intenzioni. Le si danno caratteristiche che commuovano o colpiscano lo spettatore in maniera positiva.
Non mancano nella vicenda le difficoltà, i passi falsi, gli ostacoli, le sfide impossibili. Alla fine però tutto lavora per il successo e il lieto fine, con tanto di riconciliazione generale e festa dei buoni sentimenti.
La trasformazione di Elena appare alla fine fin troppo strabiliante e improvvisa. La lotta di Anna l'educatrice è stata dura e lunga e purtroppo a volte anche un po' noiosa per lo spettatore. Certi suoi discorsi poi appaiono decisamente forzati e poco spontanei.
Il film però potrebbe darci qualche spunto anche oggi, in cui educazioni troppo morbide e vizianti stanno facendo crescere parecchi bamboccioni travestiti da piccoli selvaggi e primitivi. In effetti non farebbe male un po' più di rispetto delle regole collettive e di educazione alla convivenza civile.
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