Regia di Arthur Penn vedi scheda film
Il secondo film di Penn, a quattro anni di distanza dall’esordio con Furia selvaggia, è un lavoro interessantissimo, anche al di là delle emozioni che sa offrire la trama. Figurativamente, Penn adotta un bianco e nero che rimanda direttamente al cinema di Orson Welles (ma nel 1961, quando Anna dei miracoli fu girato, il regista di Philadelphia aveva negli occhi anche il bianco e nero dei primi film della Nouvelle Vague): lo si vede inequivocabilmente fino dalla sequenza iniziale della soggettiva dalla culla. Nonostante qualche eccesso teatrale, peraltro inevitabile, data la forza drammatica del testo di partenza, quest’opera è pienamente cinematografica e la messinscena è realistica. E Penn sa personalizzare la materia, grazie a sequenze girate magistralmente, ma in maniera tutt’altro che virtuosistica, poiché sono finalizzate ad evidenziare alcuni dei momenti fondamentali del film. Come la scena mozzafiato della cucina, al termine della quale Helen piega il tovagliolo: una macchina da presa mobilissima segue la lotta (fisica e psicologica) furibonda tra la ragazzina e la sua istitutrice, con la frenesia cinetica che viene successivamente enfatizzata in sede di montaggio. L’altra sequenza da manuale del cinema è il lungo piano-sequenza durante il quale Anna acquisisce nuovamente la fiducia di Helen, anche mediante l’intervento del piccolo Percy. Con una consapevolezza tecnica che dissimulava con un po’ di falsa modestia, ma che era stata affinata anche attraverso un certo numero di regie televisive (soprattutto nel periodo 1953-1958), Penn evidenzia drammaturgicamente le conquiste e le cadute della ragazzina sordomutocieca, come a voler sottolineare (e in questo è profondamente americano) che mai nessuna conquista si ottiene senza volontà e lavoro né è definitiva, se non la si coltiva giorno dopo giorno. In quest’ultimo senso, il film è chiaro fin dal suo titolo originale The Miracle Worker (quasi ribaltato nella traduzione italiana), che personalmente tradurrei “l’operaia del miracolo”. Alla riuscita del film contribuiscono indubbiamente due interpreti eccezionali (che già avevano recitato il testo di William Gibson in teatro) come Anna Maria Italiano – in arte Anne Bancroft – e la giovanissima Patty Duke.
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