Regia di Chris Butler, Sam Fell vedi scheda film
Siamo ai giorni nostri, in un paesino del New England, Blithe Hollow. Un villaggio tranquillo dove non succede mai niente, ma che sta per essere travolto da un tragico passato che ritorna. Ma procediamo con ordine. A Blithe Hollow, effettivamente, qualcosa di strano c'è, anche se nessuno ci fa caso. Il suo nome è Norman Babcock, ha 11 anni ed è un bambino solitario e riflessivo il quale possiede la facoltà di vedere le persone morte (ma anche gli animali) e di dialogarci assieme. Questa sua dote speciale lo porta a maturare una particolare passione per le storie di fantasmi e per i film horror di cui egli è entusiasta consumatore. Lo vediamo all'inizio del film mentre, sulla strada verso la scuola, saluta diversi abitanti defunti del piccolo paese e, prima ancora, lo cogliamo a guardare in tv una vecchia e sgangherata pellicola horror in compagnia dell'amata nonna (ovviamente passata da anni a miglior vita). Norman è ormai rassegnato ad un tran tran famigliare che lo vede convivere con un padre e una madre troppo ordinari per poterne comprendere le stranezze, a cui va aggiunta una sorella maggiore sciocchina e superficiale. E per colmare la misura ci sono i compagni di scuola che lo dileggiano e lo umiliano. In tutto questo panorama per lui non certo esaltante, unica eccezione è il suo amichetto Neil, obeso e loquace, ma anche lui tendente alla solitudine. Ma ecco che a sconvolgere la quotidiana normalità di Blithe Hollow arriva la resa dei conti con un' antica maledizione. Escono dalle tombe gli zombies di coloro che, 300 anni prima, avevano condannato all'impiccagione un'incolpevole ragazzina accusata di stregoneria. E sarà proprio Norman, in virtù dei suoi poteri speciali, e con la fattiva collaborazione dell'amico Neil nonchè della suddetta sorella più grande, l'uomo giusto per stabilire un'opportuna mediazione fra tre soggetti: i cittadini di Blite Hollow che vorrebbero scacciare i fantasmi a fucilate, gli zombies che non si danno pace e si trascinano ovunque, e poi lei, la giovane strega che è decisa a scatenare la sua funesta ira contro i discendenti di coloro che ne decretarono la morte. E siccome siamo in una fiaba, ancorchè dai sapori gotici, non è spoiler annunciare che tutto finirà per il meglio, grazie soprattutto al coraggio e alla sensibilità del giovane Norman. Ecco la vicenda di questa bellissima favola gotica dove, in realtà, non è certo la trama -peraltro assai scontata- a sorprendere, quanto la confezione (semplice e rigorosa ma ugualmente suggestiva) e la definizione (assai curata) dei personaggi. E d'altra parte i due registi vantano collaborazioni di un certo prestigio: sceneggiatura di "Coraline" e di "La sposa cadavere" per Chris Butler, regìa di "Giù per il tubo" e "Il topino Despereaux" per Sam Fell. Chissà come andranno gli incassi qui in Italia (non possiedo ancora i dati del box office) ma ci andrei piuttosto cauto. Una cosa è certa: nonostante il ridotto potenziale commerciale, inteso come capacità d'impatto sul pubblico, "Paranorman" è cento volte superiore ad opere con budget colossali come "Madagascar" o "L'era glaciale". Ed ogni cinefilo converrà che bisogna pur distinguere le operazioni commerciali (pur tecnicamente perfette) dai prodotti intelligenti, sfiziosi e poetici. Quanto poi alla solita querelle che si ripropone ogni volta che un cartoon è appena un po' fuori dagli schemi consueti, cioè se questo film sia o meno adatto ai più piccoli, non saprei dire una parola definitiva: da una parte è indubbio che certe atmosfere appaiono piuttosto cupe e potrebbero spaventare, però posso portare la mia testimonianza di una platea di bambini, anche piuttosto piccoli, che se la ridevano allegramente di fronte agli zombies agonizzanti, trovandoli evidentemente buffi. Rispetto poi proprio al pubblico più giovane, va evidenziato il messaggio veicolato dal film (cioè gli zombies intesi come "diversi" ma molto più umani dei cittadini intolleranti): esso non è da sottovalutare e può apparire retorico solo se ad usufruirne sono gli adulti. Per quanto attiene poi alla tecnica di realizzazione, si tratta del lavoro più impegnativo finora realizzato con il certosino e artigianale sistema chiamato "Stop Motion". E va sottolineato che è il secondo lungometraggio animato (dopo il capolavoro candidato all'oscar "Coraline") prodotto dallo Studio Laika (bel nome!), costruito armonizzando la tradizione "Stop Motion" con nuove tecniche moderne incluso il 3D. A proposito di 3D, però, devo fare un'osservazione negativa. Ed è sempre quella, sempre la solita. Avendo visto il film due volte, in entrambe le versioni, non ho dubbi: la visione in 3D è sensibilmente penalizzata da un notevole calo di luminosità, per cui invito decisamente a vedere il film nel formato tradizionale bidimensionale. E infine voglio segnalare due chicche estetiche che mi hanno fatto amare questo film. Prima di tutto il prologo, chiaramente ispirato ai classici horror di serie B, quasi in stile Grindhouse. E poi gli irresistibili titoli di coda, che rappresentano un devoto omaggio allo stile grafico dei titoli cult-horror, in un tripudio di follìa vintage. Concludendo. Un film prezioso, per come sa coniugare un'estetica horror vintage con un contenuto delicato, poetico e commovente.
Voto: 10
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