Regia di Josh Trank vedi scheda film
Tra i tanti progetti, soprattutto americani, nati come “low budget” e poi assurti alle cronache per la modalità di rappresentazione, “Chronicle” è tra i pochi ad essere stato in grado, seppur non privo di ovvietà e limiti, di appassionarmi e di suscitare considerazioni anche di una certa rilevanza, insomma è stata una piacevole sorpresa anche perché non mi aspettavo proprio niente di particolare.
Tre giovani studenti dopo essersi addentrati in una buca ed essere entrati in contatto con una materia sconosciuta, scoprono di possedere dei poteri paranormali che consentono loro di spostare oggetti col pensiero e volare (non senza qualche controindicazione come il sangue che esce dal naso).
Dapprima la prendono come un gioco che deve rimanere un loro segreto, ma poi ad uno di loro, complice una situazione famigliare molto complicata (e non solo), la situazione sfugge di mano, finendo col rivelarsi e non a fin di bene.
Non sempre “da grandi poteri derivano grandi responsabilità” e questo film scardina questo dogma sotto tutti i punti di vista possibili ed immaginabili.
Le implicazioni rappresentate dovute all’acquisizione casuale di super poteri sono molteplici e soprattutto variegate, si passa dal semplice svago in libertà, come il giocare a football tra le nuvole, ai giochi che prendono di mira ignare persone, come l’auto spostata col pensiero in un parcheggio (con consequenziale sbigottimento del proprietario e gran risate dei tre), dal pavoneggiamento in pubblico con impossibili giochi di prestigio fino ad arrivare alla manifestazione più violenta e fuori controllo.
Ovviamente il percorso parte dalle piccole cose per arrivare a quelle più clamorose e la deriva drammatica (parte centrale), che poi sfocia nella violenza devastatrice (parte finale), diviene sorprendente, non sempre affrontata con toni consoni, ma comunque energica e devastante quando ci si approccia all’atto conclusivo.
Ad arricchire la visione ci sono poi riprese di varia natura (in presa diretta e da telecamere di sorveglianza tra le altre), mentre il finale è probabilmente un po’ accademico, ma non inficia più di tanto il tragitto se non per il fatto di essere più abituale di quanto non sia il resto.
Un film che colpisce, aiutato anche dal fatto che tanti suoi, per così dire, epigoni sono sciocchezzuole totali, che si avvale anche di due giovani interpreti di cui sentiremo (e già sentiamo) parlare, come Dane DeHaan e Michael B. Jordan e che riesce a proporre stili e pensieri anche molto distanti tra loro.
Intrigante.
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