Regia di Luciano Salce vedi scheda film
E' un'intelligente analisi della crisi delle coppia che cominciava a manifestarsi in quegli anni, che procede non per didascalismi e concetti sputati in faccia, ma per accenni e allusioni che però sono proprio efficaci. La sceneggiatura di Castellano & Pipolo, del periodo prima che diventassero registi di film dozzinali, è acuta e pungente nell'analisi di situazioni e personaggi, e nel mettere in luce tutte le loro miserie e le loro piccinerie. Un atteggiamento spesso stigmatizzato è l'ipocrisia, il nascondersi dietro un dito, il cercare di coprire con motivazioni nobili quelli che sono solo sussulti di egoismo e opportunismo, specie del personaggio di Tognazzi. A proposito, quest'ultimo è proprio bravo, anche perché secondo me gli anni '60 sono stati per lui i migliori. Molto del film poggia sulle sue spalle. Salce dirige con attenzione e mestiere, senza la sciatteria che sarebbe comparsa in certi suoi film degli anni '70.
In generale il film sembra constatare la crisi dell'istituto matrimoniale senza però offrire sul piatto delle valide alternative. Il personaggio di Ottavio, il donnaiolo, è in fin dei conti un poveretto, un infelice ("Non c'è niente di peggio di un grasso che sta male"). E' comunque ben caratterizzato, e certe idee riferite a lui sono pure originali, come quella del telefono nella borsa di cuoio appesa alla parete. Dall'altro lato, le donne libertine, che passano la vita tra sesso e festini, tentano il suicidio, e sono solo delle oche starnazzanti. L'episodio del festino dove la ragazza va fuori di testa ricorda il successivo "Mariti e mogli" di W. Allen.
Il film tuttavia non arriva neppure ad auspicare il divorzio; sembra piuttosto dire che le persone non sono capaci di vivere assieme, che si annoiano, che sono troppo meschine per costruire un rapporto anche temporaneo. Funziona solo se si incontrano per qualche ora per andare a letto assieme, e basta. E poi già in partenza ci si sposa con scarsissima convinzione, solo per comodità o ancora per noia. L'assenza di figli è solo un'aspetto della sterilità generale che sta colpendo la coppia.
E' un film amaro, forse anche troppo pessimista, ma una sequenza mi ha fatto scoppiare a ridere: quella dello psicologo snob, saccente e omosessuale che ci prova con Tognazzi. Lo sguardo che questi gli restituisce è impagabile.
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