Regia di Dan Bradley vedi scheda film
Quando ho letto su quale argomento verteva il film ho temuto il peggio, ed invece non è malaccio. Occorre indubbiamente sorvolare sulla verosimiglianza iniziale che senza alcuna premessa proietta repentinamente lo spettatore in una situazione di invasione militare straniera negli USA, per di più in una località di provincia, che rende ancora meno credibile l’ipotesi. Con l’aggravante che si vedono scendere dal cielo centinaia di paracadutisti che sembrano proiettati dalla II Guerra Mondiale con paracaduti ad ombrello, che non si usano più da decenni (questo è il modo in cui è relegato lo stereotipo del militare nordcoreano?). Come hanno fatto a violare tutte le innumerevoli e stratificate difese aeree, navali, satellitari, ecc., degli USA? Solo in seguito nella trama avviene un semplicistico e riduttivo accenno ad un’ipotetica arma nordcoreana ad impulsi elettromagnetici che avrebbe neutralizzato tutti i sistemi di comunicazione americani, ipotesi alquanto improbabile perché gli USA sono decenni che le studiano, fabbricano ed esperimentano, ed è difficile che si possano far sorprendere in un campo dove sono all’avanguardia. Senza contare poi il fatto che un’impresa del genere richiederebbe anni di preparazione e qualcosa trapelerebbe. E poi trasferire milioni di soldati in un altro continente hanno idea di quanti problemi di logistica comporta? Qui di punto in bianco in poche ore, schioccando le dita compaiono centinaia di soldati e mezzi corazzati nemici nella sola cittadina di provincia dove avviene la storia raccontata. Quindi passando oltre all’introduzione inesistente, in quanto lo spettatore si ritrova praticamente catapultato da una località di provincia in zona di guerra, la storia scorre via abbastanza bene, con una moderata retorica, poche banalizzazioni, luoghi comuni, stereotipi, e senza eccedere nell’eroismo d’accatto. Un gruppo di giovani guidati da un veterano poco più anziano di loro mettono insieme un’unità da combattimento che si dedica alla guerriglia, realizzando le tipiche tecniche e tattiche di questo modus operandi, diventando “terroristi” a casa loro, con un notevole successo, al punto che diventeranno fonte di ispirazione e motivazione per altre comunità e territori, alimentando la resistenza nel continente americano. Pur essendo concepito prevalentemente per i giovani, il film non è male, temevo peggio, non è troppo patriottico e propagandistico, le scene di combattimento sono ben curate e realizzate, i dialoghi e la sceneggiatura è più che dignitosa. Il brio guerrigliero del gruppo di resistenti denominato WOLVERINES funziona e catalizzerà il consenso patriottico in tutti gli USA ma probabilmente anche degli spettatori. Gli atti di eroismo ci sono ma non sono troppo forzati e smisurati come in tanti altri film del genere (che non meritano neppure menzione), ci sono acrobazie e scontri a fuoco temerari, ma i patrioti protagonisti non ostentano la loro superiorità in combattimento, derivante dalla forte motivazione e dall’abitudine all’uso delle armi, divenuto ormai un fattore genetico culturale negli USA. I colpi di scena sono ben gestiti, irrompendo all’improvviso durante le poche e fin troppo brevi pause tra un’azione e l’altra, in modo efficace, tenendo sempre alta l’attenzione dello spettatore. La situazione bellica si fa più pesante con l’arrivo dei russi in appoggio ai nordcoreani in difficoltà a contenere la resistenza locale, forse a simboleggiare che sono proprio i russi nell’immaginario collettivo americano a far paura, a costituire il nemico per eccellenza, quello più accreditato. Non vi è dubbio che alle spalle degli autori vi sia una buona scuola professionale che sa cosa e come comunicare per immagini ed emotivamente, forse la CIA? :-)
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