Regia di Leslye Headland vedi scheda film
Il matrimonio fa irruzione come una missiva dal mondo degli adulti realizzati. La glaciale Regan (Kirsten Dunst) smette di ruminare insalata scondita e sermoni prefabbricati sul cancro. La strafatta Katie (Isla Fisher) interrompe il giro di shopping isterico ed eterofinanziato. La decadente Gena (Lizzy Caplan) prende le distanze dall’ultimo sconosciuto con cui ha diviso il letto. La promessa sposa è “faccia di maiale”: così la chiamavano al liceo. Oggi non ne butterebbero via niente, soprattutto il futuro appetibile marito. Il detonatore è quell’invidia animalesca travestita da acuto cinismo che le spinge a provarsi l’abito. In due. Aprendo uno squarcio più grande della loro insoddisfazione, (quasi) sicuramente irreparabile a poche ore dalle nozze. Cos’è un addio al nubilato senza la sposa? «Venerdì» risponde caustica la Caplan. Su queste note parte la macchina impazzita, pilotata da tre donne diversamente (in)dipendenti. Definirla «un’altra commedia sulle damigelle» è come etichettare le giornate a seconda della colazione. Leslye Headland preferisce gli aperitivi ad alto tasso alcolico, le sue ragazze ebbre di coca, psicofarmaci e masochismo fanno ridere come un autoritratto guardato da lontano. Dialoghi e situazioni cortocircuitano brillantemente alternando le marce, e una sola canzone – I’m Gonna Be dei The Proclaimers – può sollevarti dallo stagno di vomito dove ti sei affossata e rimetterti in pista con una macchia indelebile stampata sul vestito.
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