Regia di Josh Radnor vedi scheda film
È un’occasione per staccare un momento dalla sua noiosa e insoddisfatta vita quella che si presenta a Jesse Fisher quando un suo ex professore del college gli telefona per invitarlo alla sua festa di pensionamento. Jesse ha così modo di rivisitare il suo vecchio campus e rivivere i luoghi che lo hanno reso quello che sono; l’incontro con una studentessa del secondo anno gli aprirà però gli occhi sul grado di maturità da lui realmente raggiunto.
Dopo il buono ma ancora troppo acerbo esordio alla regia (con Happythankyoumoreplease, ancora inedito in Italia), Josh Radnor torna con Liberal Arts (così gli anglosassoni chiamano gli studi umanistici) una storia che stavolta attinge a piene mani dalla sua vita, il Kenyon College è lo stesso dove ha studiato ed è proprio questo senso di autenticità a rendere il film più diretto al cuore dello spettatore; Radnor ha sicuramente imboccato una via non facile nel panorama cinematografico contemporaneo, ossia quel filone melodrammatico che mira a una certa componente nostalgica insita nella nostra psiche, un filone appartenente al genere indie ma da cui vorrebbe disperatamente divincolarsi. Sbagliato paragonarlo a Woody Allen, il rapporto della star di How I Met Your Mother con la città di New York è fatto di amore e odio, un contrasto che a differenza del regista di Manhattan è molto più ambiguo e svuotato di epicità da cartolina.
Non mancano i difetti: prima di tutto la pellicola soffre a livello di sceneggiatura, Radnor è bravo a costruire tutt’attorno a lui una serie di personaggi memorabili (come la sexy professoressa di letteratura inglese, con successivo dialogo esistenziale post-rapporto sessuale, o il professore che si pente d’essere andato in pensione interpretato egregiamente da Richard Jenkins), ma ha anche l’handicap di affidarsi spesso a ruoli troppo macchiettistici e stereotipati come il naturalista interpretato da Zac Efron o il genio incompreso; il ritmo ne guadagna ma è come se la coerenza del mondo da lui messo in piedi si sgretolasse. L’unica che sembra essere davvero a suo agio è Elizabeth Olsen, abile nel caratterizzare la sua studentessa romantica e problematica al contempo.
Una tappa fondamentale, anzi basilare, per questo novello cantore dell’America contemporanea che non si preoccupa nemmeno di apparire snob di fronte al pubblico ma che finisce col farsi amare a poco a poco sempre di più. VOTO : 7/10
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