Regia di Brian Klugman, Lee Sternthal vedi scheda film
Thriller-dramma del 2012, The words vede per la prima volta dietro la macchina da presa la coppia formata da Brian Klugman e Lee Sternthal (anche sceneggiatori).
Il film vuole intrecciare ad un evento che avviene in contemporanea (la lettura, da parte di un noto autore di romanzi,del suo ultimo lavoro), a due eventi del passato (la vicenda narrata nel libro, e la vicenda legata al racconto stesso).
Lo fa bene. Nonostante possa sembrare complesso aprire questa matrioska e frugarvi dentro, allo spettatore tutto è chiaro.
Forse anche troppo.
Durante la lettura pubblica del suo romanzo, "The words", appunto, il famoso Clay Hammond (D. Quaid) viene interrogato da una giovane scrittrice che vorrebbe saperne di più.
Clay si ritrova a svelarle il finale della storia, una storia avvolta nel mistero in cui ci si domanda dove sia la morale.
La trama del romanzo di Hammond infatti è davvero affascinante: Rory Jansen (B. Cooper) dopo aver deciso di fare lo scrittore e aver ricevuto una serie di due di picche dalle maggiori case editrici, diventa un autore stimatissimo grazie alla pubblicazione di un romanzo non suo.
Per un caso fortuito, infatti, Rory ha trovato dentro una vecchia borsa dei fogli già scritti e si è limitato a copiarli su pc.
Tutto è andato bene, fin quando il reale autore del romanzo (un J. Irons da Oscar!) non si è presentato a rivendicare la paternità del libro. Il vecchio (di cui non sappiamo il nome, nonostante sia il concreto autore del romanzo oltre che il protagonista del film, per gran parte ambientato nella Parigi del dopoguerra), non sembra voler nulla da Rory, semplicemente fargli sapere che la menzogna è stata scoperta.
Gli unici a conoscere la verità sono l'editore e la moglie di Rory.
Ma chi è davvero Rory? Chi è davvero Clay?
Come fanno tre storie a convivere così armoniosamente?
Il film è piacevole, nonostante il finale piuttosto scontato (si tratta del classico caso in cui la prima parte è molto più avvincente della seconda, poiché ormai si pensa di aver capito quasi tutto, e basta semplicemente sapere se si ha ragione o meno), grazie innanzitutto all'ottimo lavoro di regia e montaggio.
I flashback; l'inizio in medias res; la presenza di più narratori e più punti di vista sono fondamentali per la riuscita del lato più thriller.
Anche la sceneggiatura è molto buona, nonostante si tratti di un'opera prima per entrambi gli autori.
La recitazione degli attori è perfetta. Oltre ai già citati uomini, ricordiamo la meravigliosa performance di Olivia Wilde (nei panni della moglie di Rory) e di Nora Amezeder (la compagna del vecchio nei flashback francesi).
Ambientazione, luci e colori incorniciano il quadro rendendolo esteticamente molto piacevole.
Sia nelle parti ambientate al giorno d'oggi, sia in quelle del passato, i costumi, i colori, la scenografia sono perfetti.
Unica pecca, appunto, la conclusione. Avrei preferito che il cerchio si chiudesse in maniera diversa, con una scrittrice in erba che a sua volta portasse nuove verità da svelare. Nulla è perfetto!
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