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Excision

Regia di Richard Bates Jr. vedi scheda film

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La recensione su Excision

di pazuzu
2 stelle

L'escissione è l'asportazione del clitoride, una mutilazione ancora oggi inflitta in età prepuberale a molte donne in diversi stati del continente africano.
Cosa c'entra questa pratica barbara con Excision, primo lungometraggio di Richard Bates Jr., presentato al Sundance nel 2012 ed ispirato al cortometraggio omonimo del 2008? Assolutamente nulla. A meno che non si pretenda di imporre per il titolo un'interpretazione allegorica il cui senso appare tanto approssimativo quanto banale è il racconto.
La nozione di escissione fa probabilmente parte del bagaglio culturale della protagonista, Pauline, una diciottenne che aspira a diventare chirurgo ma che ad un passo dal diploma ancora non ha amici e che, scansata da tutti a scuola (non tanto per il volto colonizzato dall'acne o per il corpo che sembra non voler sbocciare del tutto, quanto piuttosto per l'indole solitaria ed il carattere scontroso che la portano a tenere in classe comportamenti incomprensibili ai più), a casa si divide tra l'odio per la madre moralista e ottusa, il disprezzo per il padre inerte e molle, e la compassione per l'amata sorella minore, alla cui grave malattia (la fibrosi cistica) vorrebbe esser lei a trovare una soluzione.
Nel presentare l'incubo quotidiano di questa ragazza problematica il regista sceglie la via di un didascalismo insipido travestito da surrealismo di maniera, alternando alla cronaca della sua discesa nella follia, anonima e venata di scialba ironia, la riproduzione visiva dei suoi sogni e delle sue preghiere, fallendo però miseramente ogni possibile bersaglio artistico: perché se le seconde (rivolte al dio in cui non crede ma che almeno, diversamente dalla madre, tace dunque acconsente) sono semplicemente un espediente poco fantasioso per fare il punto sul suo stato di alienazione, i primi (a base di sangue, sesso e sale operatorie - ovvero, manco a dirlo, le sue ossessioni) sono francamente stucchevoli, girati con uno stile patinato e fintamente sporco, esteticamente insulsi quando non anche gratuiti.
Bates Jr. gioca sfrontatamente col cattivo gusto, ma sembra non aver la sensibilità - né forse l'interesse - per evitare il compiacimento, e si ferma alla superficie delle cose rifiutando ogni vero tentativo di analisi, concedendo della profondità un'illusione che dura una manciata di minuti, il tempo necessario a comprendere la ripetitività di uno schema narrativo piatto che accumula anziché scavare: e come si accontenta (senza aggiunger nulla) dell'immediato effetto stridente generato dalla scelta dell'ex pornostar Tracy Lords per il ruolo della mamma conservatrice e rompicoglioni, del guru del trash John Waters per quello di un prete con velleità da strizzacervelli, e dell'ex drugo kubrickiano Malcolm McDowell per quello di un morigerato professore di matematica, così si limita ad abbozzare una storiella che finge di essere ma non è, e che ostentando con fare vanesio la propria programmatica vacuità giunge col fiato cortissimo (nonostante l'esile durata) ad un finale tanto telefonato quanto improbabile, lasciando lo spettatore con l'amletico dubbio se aver assistito ad un teen horror velleitario ed inutile o ad una black comedy che non fa (neanche sor)ridere.

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