Regia di Phillip Noyce vedi scheda film
Non avendo letto l'omonimo romanzo di Charles Williams, non so se i difetti fossero già insiti nell'originale oppure se siano colpa esclusiva della trasposizione. Quel che è certo, invece, è che le mie aspettative, fomentate dalle numerose opinioni positive riscontrate, sono a dir poco state completamente disattese, con mia assoluta disapprovazione. Il problema sostanziale è la sceneggiatura. Come thriller, infatti, si rasenta sovente il patetico. Tensione non pervenuta. Men che meno paura. E si nota un'abbondanza di offese alla ragione. Le motivazioni sono le medesime di tanti suoi pessimi consimili, così da poter essere riciclate senza variazioni sensibili sul tema, riassumibili in un semplice concetto: la comicità involontaria.
Di solito sono abbastanza ben disposto a perdonare una suspense altalenante o assai flebile, finanche al paradosso della sua totale assenza, purché sia bilanciata da un'adeguata dose di ritmo e humour. Tuttavia queste giustificazioni varrebbero se si trattasse di un esemplare dell'anomalo sottogenere che fa dell'autoironia il suo cuore pulsante (è raro che funzioni senza compromettere la qualità, ma talvolta è possibile); di certo non avendo, al contrario, l'evidente pretesa di assumere un tono serio e ansiogeno, perché in tal caso potrebbero solo essere ritenute un errore grave e peccato letale. Questo decreta appunto il fallimento di codesta operazione.
Il testo è saturo di difetti, sino a essere (quasi) inservibile allo scopo prefissato. L'intreccio è tanto prevedibile quanto poco intrigante, talora troppo approssimativo, talaltra eccessivamente improbabile. E sovente scade addirittura in un ridicolo assurdo (e non voluto, ovvio), che inevitabilmente abbatte e vanifica quanto di buono vi potrebbe essere.
I due protagonisti John Ingram (Sam Neill) e Rae Ingram (Nicole Kidman) - su tre personaggi complessivi - agiscono purtroppo contro natura e ogni logica umana, risultando di rado interessanti, per non dire irritanti in qualche frangente (lei in particolare). Ma si può essere più ottusi? Capisco che in certe situazioni il cervello possa non funzionare a pieno regime, però a tutto c'è un limite. In questa maniera non è affatto credibile. Viene naturale simpatizzare e tifare per Hughie Warriner (Billy Zane), l'assassino (non stupisce allora il fatto che il cane si allei in segreto con lui, avendo colto da abile stratega l'opportunità di sbarazzarsi degli insopportabili padroni)! Non una sola azione dei due malcapitati è dettata da un briciolo di senno, dilapidando qualunque possibilità di sentirsi minimamente coinvolti ed emotivamente partecipi della loro sorte (agli attori non riesce il miracolo). Dopo aver gridato allo scandalo la prima volta e aver sorriso alla seconda, alla terza non si potrà resistere e ci si abbandonerà ad una più cinica, sguaiata ma liberatoria risata. Almeno godendo di quei momenti d'insana ilarità e vivacità, si sogghignerà e basta (che macabro... ti fa sembrare così sadico) per tutto il tempo.
Avrebbe potuto funzionare come "documentario" sulla selezione naturale delle specie, secondo la quale gli individui più inetti o deboli sono destinati a soccombere, se la regola generale non fosse come al solito immancabilmente sovvertita e tradita dallo scontato finale. Dunque si conferma desolante, sotto ogni punto di vista.
Sconvolti per la morte del loro bambino in un incidente stradale, il comandante della marina australiana John Ingram e la moglie Rae partono sul loro yacht, il Saracen, per una crociera nel Pacifico, nella speranza di riacquistare equilibrio e serenità. In una giornata di "calma piatta" avvistano una misteriosa goletta immobile sul mare, l'Orpheus, che non risponde al contatto radio. Quando John decide di avvicinarsi, si stacca all'improvviso una piccola lancia di salvataggio con ai remi un individuo che appare terrorizzato e come fuori di sé. Issato a bordo, il giovane Hughie Warriner racconta, concitato e ansimante, una storia di cibi avariati che avrebbero avvelenato l'equipaggio, di cui si dichiara unico superstite. Il racconto non convince il comandante, che effettua un sopralluogo sull'Orpheus...
Il copione nella sua totalità.
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Chissà cosa avrebbe potuto tirarci fuori da questa storia Orson Welles con il suo incompiuto "The Deep" desunto dallo stesso romanzo se avesse avuto la possibilità di portarlo a termine!!!
Sono parecchi anni che non lo vedo eppure me lo ricordo come un signor thriller.
Non escludo l'eventualità di una minor severità in futuro, se mai mi dovesse capitare di rivederlo dopo averlo obliato. Ma fino al punto di promuoverlo no, non credo proprio, a causa di certi difetti oggettivi. Oltre agli aspetti già enfatizzati, fin dalla prima "disobbedienza" della moglie all'uso del fucile, quasi fosse vittima di una sorta di infatuazione o sindrome di Stoccolma preventiva (per me è invece pura stoltezza del personaggio), rimangono comunque altri seri problemi, quali la futile sotto-trama della morte del figlio. Infatti, si potrebbero tranquillamente tagliare i primi 20 minuti, perché tanto non si avrebbe alcun effetto sul resto. Non se ne noterebbe affatto l'assenza, anche iniziando subito dalla barca. E mi sono informato sul probabile motivo: quell'aspetto è assente nel libro, essendo i due in viaggio di nozze... un'aggiunta del film, pure sprecata.
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