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Sugar Man

Regia di Malik Bendjelloul vedi scheda film

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La recensione su Sugar Man

di cheftony
9 stelle

Sugar Man, won't you hurry

'cause I'm tired of these scenes

For a blue coin won't you bring back

all those colours to my dreams?”

 

Detroit, Michigan, 1970: Sixto Rodríguez è un manovale tuttofare della squallida periferia della Motown. Di origini umili e chiaramente messicane, ha fama di essere un tranquillo vagabondo che, di tanto in tanto, usa portarsi la chitarra di famiglia tra i fumi delle fabbriche per strimpellare qualche accordo su cui “declamare” i suoi testi anticonvenzionali con un timbro di voce nasale e inconfondibile.

Rodríguez ha in tasca un contratto firmato con la Sussex Records, etichetta discografica di Los Angeles, che gli produce l'album d'esordio “Cold Facts” e il seguente “Coming from Reality”, con cui la carriera di Rodríguez si interrompe bruscamente, vuoi per la sua indole non proprio da crowd-pleaser, vuoi per colpe dei distributori che lasciano che Rodríguez resti uno sconosciuto in tutti gli States, destinato a tornare alla manutenzione di impianti e alle riparazioni, nell'anonimato di una mesta Detroit.

 

Sixto Rodriguez

Sugar Man (2011): Sixto Rodriguez

 

Questo ragazzo merita della considerazione. Nessuno in America l'ha nemmeno sentito. Nessuno… Nessuno si è mai interessato ad ascoltarlo. Com'è possibile? Com'è possibile? Uno che scrive così...”

 

Cape Town, Sudafrica, 1997: con la politica dell'apartheid terminata da pochi anni, finalmente anche i bianchi contrari alla segregazione razziale sono liberi di esprimersi e di conoscere. Fino a qualche anno prima, gli afrikaans desiderosi di giustizia ed uguaglianza ebbero come inno generazionale e politico i brani di un tale Rodríguez…

In qualche modo, una copia del vinile di “Cold Facts” dev'essere arrivata in Sudafrica: copertina, foto bizzarra e credits stringatissimi, nulla più da sapere.

Un inconsapevole mito su cui aleggia il mistero, le speculazioni sulla morte, il punto mai chiarito su chi possa aver incassato le royalties su copie e ristampe, dieci dischi d'oro e un impatto che in Sudafrica è stato maggiore di quello avuto da Elvis Presley e dai Rolling Stones: incredibile!

A Stephen Segerman e Craig Bartholomew-Strydom, rispettivamente appassionato di musica e giornalista musicale, questo non basta: i due si conoscono, studiano i testi, indagano e arrivano alla verità…

 

 

Sixto Rodriguez

Sugar Man (2011): Sixto Rodriguez

 

Ricordo che anche allora ci chiedevamo: «Ma sarà davvero Rodríguez? Lo sapremo solo se sarà davvero capace di cantare quelle canzoni». Insomma, non lo sapevamo. E se fosse stato un tizio qualunque?”

 

Stoccolma, Svezia, 2014: Malik Bendjelloul, regista di origine algerina nativo della ridente Ystad, si è tolto la vita a soli 36 anni, vittima della depressione, andando così a spengere tristemente i riflettori.

 

 

Malik Bendjelloul

Sugar Man (2011): Malik Bendjelloul

 

Riflettori che si erano accesi su di lui alla premiazione degli Oscar 2013, ai quali Bendjelloul venne premiato per il miglior documentario con “Searching for Sugar Man”, frutto di quattro anni di lavoro dopo una carriera spesa prima come giornalista freelance e poi in corti documentaristici per la TV svedese. Venuto a conoscere, durante un viaggio in Sudafrica, dell'assurda storia di Sixto Rodríguez, operaio per una vita con un paio di momenti da star tardivi, Bendjelloul ha svolto un lavoro certosino nella ricostruzione sia filmica che storica, omettendo solo un dettaglio di una certa rilevanza: Rodríguez fece un paio di piccoli tour anche in Australia nel 1979 e nel 1981, fatto già abbastanza sorprendente.

Questo non toglie che “Searching for Sugar Man” sia un capolavoro che riempie di emozioni contrastanti, sulle quali domina sempre una certa incredulità: la vicenda è oggigiorno impensabile, ingiusta, commovente, fatta di speculazioni, privazioni, passione ed umiltà; parte del merito va alla beffarda realtà stessa con tutti i suoi protagonisti (non ultimi i fan sudafricani, dei quali non credo si possano capire fino in fondo i sentimenti provati), ma anche all'abilità di raccontare con linearità e trasporto mai patetico di un encomiabile Bendjelloul, che, ritrovatosi senza finanziatori a film quasi ultimato, ha avuto pure il coraggio di finirlo con un'applicazione da 1.99$ per smartphone, per poi farsi un mazzo tanto anche nel montaggio.

La colonna sonora non poteva che essere interamente costituita dalle canzoni dello schivo Rodríguez e si rivela il perfetto accompagnamento delle infinite tribolazioni documentate; “Sugar Man”, “I wonder” e “Crucify your mind” sono dei gran pezzi, di un folk delicato e crudo.

Un film splendido, con l'ulteriore merito di aver riportato alla ribalta il cantautore di Detroit in tutto il mondo negli ultimi tre anni.

 

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