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Sugar Man

Regia di Malik Bendjelloul vedi scheda film

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La recensione su Sugar Man

di maurizio73
8 stelle

Storia vera (e incredibile) del cantautore folk americano, nato a Detroit ma di origini messicane, Sixto (Jesus) Rodriguez che pubblica due soli album (Cold Fact (1970) e  Coming from Reality (1971)) di scarso o nessun successo in patria ma che anno avuto una straordinaria e misconosciuta risonanza e diffusione nel Sud Africa delle lotte anti Apartheid dove, complici le tematiche sociali e la poetica libertaria dei suoi brani, fu ispirazione per la controcultura musicale Afrikaans che si batteva per i diritti civili.
Solo dopo circa 40 anni ed a totale insaputa dello stesso autore , che nel frattempo si divide tra il duro lavoro di carpentiere e gli esiti deludenti di un appasionato impegno politico, il certosino lavoro  di ricerca di due giornalisti musicali, non solo smentisce le leggende che lo volevano suicida durante un concerto andato male ma riesce a rintracciarlo grazie ad un sito web ed a condurlo (insieme alle figlie ormai adulte) in Sud Africa dove folle immense lo acclamano durante uno strabiliante Tour nel 1998. Dopo questa seconda chance la sua indole mite ed il suo carattere schivo lo porteranno a ritirarsi a Detroit dove conduce la sua consueta vita di modesto operaio.
Un motto tristemente profetico recita 'Nemo Profeta in Patria' e questo sembra essere proprio il senso della parabola umana e professionale di un artista vero, un affascinante e negletto poeta dei bassifondi che, dalle nebbie dei quartieri degradati di una metropoli operaia del Nord America, tocca i vertici di un'arte sublime e profonda e che solo il tempo ed il fertile terreno della rivoluzione civile e culturale di un popolo agli antipodi riuscirà a riscattare dal beffardo oblio cui lo avevano relegato gli impassibili meccanismi di un'industria musicale sensibile solo al controverso fascino dei grandi numeri e dello show biz. Appassionante e appassionata ricostruzione di questa vicenda esemplare e incredibile, il documentario del regista svedese Malik Bendjelloul si snoda lungo un percorso di conoscenza che mette a nudo gli straordinari meccanismi con cui l'evoluzione e la sinergia dei processi di comunicazione della modernità consentono la diffusione delle idee e delle informazioni, un insondabile percorso di retroazione su base decennale che dalla tradizione orale di consuetudini ordinarie e consolidate (sembra che qualcuno introduca gli album di Rodriguez in Sudafrica  e ne diffonda copie pirata ad amici e conoscenti) passa alla distribuzione di un prodotto attraverso tre etichette indipendenti del paese (vendendo qualcosa come mezzo milione di copie) e che dallo spunto (tra il letterario ed il sociologico) delle note di copertina dell'album si arrivi al giornalista che utilizzi le potenzialità del web per chiudere il cerchio di una biografia avvolta dalle nebbie della leggenda e del mistero. Tuttavia il film di Bendjelloul sembra essere parte integrante (nonchè ultimo tassello) di questo processo di diffusione dell'informazione, attraverso l'incredibile risonanza mediatica che lo ha portato al più ambito riconoscimento cinematografico, vincendo l'Oscar 2013 come miglior documentario e rappresentando così il perfetto compendio e la straordinaria sintesi di quella che appare come l'ultima Leggenda orale della modernità, l'Odissea di una parabola umana dove le idee immortali ed universali di un misconosciuto genio della lower-class attraversando l'oceano e le correnti del tempo contribuendo al riscatto sociale e umano di un popolo oppresso e schiavo a cui lo stesso autore sente di appartenere nell'epilogo del suo provvidenziale ritorno a casa. Dimostrazione di come il destino giochi a palla con la vita della gente e della sostanziale divergenza tra la mitizzazione e la mistificazione operata dai mezzi di informazione e la insondabile cifra del reale con un risvolto di sorprendente (pirandelliana) inversione rispetto alle aspettative di un ordinario senso comune. Sugar man è tornato!

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