Regia di Mads Matthiesen vedi scheda film
Il pluripremiato cortometraggio Dennis (2007) è diventato un "lungo". Dopo la vittoria al Festival di Berlino del 2008, il regista danese Mads Matthiesen riconvoca l'attore culturista Kim Kold per interpretare nuovamente la parte di un mammone dalle forme ciclopiche, che cerca faticosamente di riscattarsi dal legame patologico che lo unisce alla madre. La donna lo vuole tutto per sé; non ammette che il figlio possa avere una vita privata e questi, nonostante i suoi trentotto anni e le sue dimensioni corporee, non trova il coraggio di ribellarsi. Per poter uscire la sera, ed invitare a cena qualche ragazza, è costretto a mentire, dicendo di andare al cinema con un amico. Da quella gabbia è possibile soltanto scappare di soppiatto, senza destare sospetti, e senza fare rumore. E Dennis non ha mai pensato di estendere le sue fughe oltre quelle poche ore in cui, occasionalmente, riesce a sottrarsi ai lavori domestici e alle partite a carte nel salotto di casa. Ad un certo punto, però, suo zio Bent gli dà l'idea. Passando qualche giorno da solo in Tailandia, potrebbe incontrare tante donne, e magari conoscere l'amore, esattamente come è successo a lui, che ha appena sposato la giovane Aoi.
Dennis decide infine di imbarcarsi in quella singolare avventura, facendo credere alla madre di doversi recare in Germania per una gara di body building, lo sport che pratica da professionista. E così quell'omaccione fa le valigie e parte, forse non del tutto convinto, però emozionato e pieno di un'infantile curiosità per quello che gli è stato presentato come un luogo da favola, in cui la gente è tanto gentile ed ospitale. Le seducenti suggestioni dei tropici e la presenza di tante fanciulle disponibili non basteranno, però, a sbloccare il suo carattere, restio ad uscire dalla sua abituale condizione di uomo solitario, dedito agli allenamenti e refrattario alle trasgressioni. Le tentazioni facili – le offerte di una prostituta, un invito a bere in compagnia – non lo distraggono da quella concentrazione su se stesso che Dennis coltiva guardandosi allo specchio mentre tende la muscolatura. Ciò che non appartiene al suo mondo, su di lui, non ha nessuna presa. Non a caso sarà una palestra il luogo in cui per quell'atleta, eternamente calato nel ruolo del campione, si compierà, nella sfera sentimentale, la tanto attesa e decisiva e svolta. C'è una virilità che si esprime esteriormente sul piano fisico, attraverso l'esibizione della forza, ma, nella pratica, non si manifesta in aggressività, bensì nel completo dominio di sé. L'integrità di Dennis si esplica nella volontà di restare sempre uguale a se stesso: è il suo modo di trasferire, dall'ambito sportivo a quello esistenziale, il principio della resistenza. Le fibre si contraggono e si gonfiano, ma non esplodono, né si spezzano, mentre ritmicamente spostano i pesi; la situazione complessivamente non cambia, l'equilibrio si mantiene, il movimento va avanti e indietro, ma non c'è progresso. L'energia cresce dentro, imbottendo le membra, ma restando trattenuta dalla pelle, che le impedisce di trasformarsi in azioni in grado di modificare veramente la realtà circostante. Dennis è il monumento di uno sviluppo personale portato all'estremo, e confinato nell'introversione: un processo che è avvenuto in assenza del necessario confronto con l'esterno, fino a fare dell'individuo un gigante completamente disadattato. Al suo interno, il cuore è rimasto piccolo, come quello di un cucciolo: un modo semplice ed acerbo di voler bene, che, in questo caso, è la tenerezza di un bambino racchiusa in un involucro sproporzionatamente grande. Un enorme peluche che ama le coccole. E che è anche un misterioso universo chiuso a chiave, immerso nel silenzio, in cui si nascondono forse le inibizioni di una puerile incertezza, o forse, invece, il maturo esercizio del dubbio: dall'altra parte si estende una vita segnata dalla superficialità e dal cinismo, che è naturale (e finanche giusto) non capire. Teddy Bear è la muta elegia di un vuoto che aspetta di sapere come poter essere riempito; è il ritratto di un uomo sospeso nella ricerca di ciò che gli manca per poter essere diverso; e di qualcosa che abbia davvero la voglia di afferrare a piene mani.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta