Regia di Alison Klayman vedi scheda film
Artista? Impostore? Sovversivo? È difficile definire Ai Weiwei, senz'altro il più noto artista cinese a livello internazionale, che con le sue opere - spesso frutto di idee sue, ma poi realizzate da altri - ha cercato in ogni maniera di far sapere al mondo quanto repressivo potesse essere ancora il regime comunista cinese. Opere basate soprattutto sulla quantità: dai cento milioni di semi raccolti e pitturati ad uno ad uno ai nomi dei bambini morti in occasione di un terremoto e trasposti in un'opera composta da qualche migliaio di zaini colorati che li rappresentano. Semisconosciuto fino all'inizio del nuovo millennio, Ai Weiwei ha raggiunto in seguito una notorietà fulminante, dovuta in parte anche all'essere inviso al potere centrale cinese.
Il documentario che ne racconta la traiettoria artistica non è però affatto all'altezza della situazione: non produce infatti altro che un assemblaggio di immagini raccolte pigramente, tra quadretti familiari ripresi alla bell'e meglio, spezzoni di interviste, testimonianze svogliate e scarsissimo corredo di documentazione sull'opera dell'artista. Un vero peccato, perché una figura tanto importante avrebbe meritato ben più di questo documentario dalla sintassi filmica davvero povera.
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