Regia di Jin-pyo Park vedi scheda film
Questo film è basato su una storia vera.
E la voce che si sente è quella del vero rapitore in una delle sue innumerevoli richieste di riscatto.
Un caso di cronaca che ha tenuto con il fiato sospeso per 44 giorni l'opinione pubblica coreana viene riletto e trasformato in un adrenalinico thriller dalla regia intelligente e dinamica di Jin-pyo Park.
Il plot è lineare: un bambino di 9 anni, figlio di un noto anchorman televisivo viene rapito e alla famiglia viene richiesto il riscatto.
Voice of a murderer racconta l'odissea dei genitori del bambino per cercare di accondiscendere alle richieste del rapitore evitando tutti gli ostacoli frapposti dalla polizia.
Il regista sposta il focus del suo film , in realtà il rapimento è solo un mesto sfondo, sul racconto di una famiglia che elabora in modo diverso la scomparsa del figlio e sull'ineluttabile, cronica inefficienza della polizia coreana.
Arrivando anche al grottesco puro quando il compìto funzionario addetto al caso nel bel mezzo di un briefing sul rapimento accaduto pochi giorni prima chiede al padre del bambino rapito un autografo per le sue figlie.
Anche la figura del detective che segue da vicino il caso ha diversi accenti satirici( il suo ritrovamento nudo e legato dopo un incontro ravvicinato col rapitore).
E'evidente che quello che interessa al regista è la caratterizzazione dei genitori del bambino: intende esplorare il loro senso di colpa , la loro assenza.
Nella prima parte del film vediamo il ragazzino, visibilmente sovrappeso, che viene vessato dalla madre con regimi dietetici ferrei e allenamenti fisici a tappe forzate per cercare di ritrovare una forma fisica che non ha mai avuto.
Il padre invece brilla per assenza, ha il suo lavoro e basta, anche la moglie non vive nel suo stesso pianeta.
L'assenza del figlio provoca nei due una reazione diversa: il senso della colpa pervade entrambi ma lui cerca comunque di fare qualcosa per riabbracciare suo figlio(e per sopire la sua coscienza che lo sta corrodendo), lei si rifugia nella fede ma forse è più corretto dire che è talmente devastata che sfiora la pazzia.
Il regista non fa nulla per renderci simpatici questi personaggi, anche il bambino nelle scene in cui è presente non è un campione di simpatia.
Eppure ciò non giustifica quello che accade loro.
La violenza su bambini è tema diffuso nel cinema coreano : in Voice of a murderer è lo scheletro su cui costruire l'inadeguatezza del mondo degli adulti.
Intelligentemente sospeso tra momenti drammatici e sequenze action ha una parte centrale (quella col maggior ritmo) dagli evidenti accenti hollywoodiani.
L'ultima parte è invece totalmente made in Korea:nessun appiglio,nessuna catarsi, si scivola nel dramma senza possibilità di redenzione.
La voce del rapitore registrata su nastro con la sua calma innaturale continua a risuonare nelle orecchie anche fin dopo la fine del film.
Pare sempre che questi casi di cronaca non accadranno mai a noi ma che al massimo ci sfioreranno.
E se succedesse proprio a noi?
Tralascio volutamente ogni considerazione sul titolo internazionale.
Buon successo al box office coreano, si vocifera di un possibile remake americano.
regia valida
attore fantastico in un ruolo più convenzionale
eccellente
molto brava
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