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The Sessions - Gli incontri

Regia di Ben Lewin vedi scheda film

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Scarlett Blu

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su The Sessions - Gli incontri

di Scarlett Blu
7 stelle

The session - gli incontri del regista Ben Lewin mi ha piacevolmente sorpreso e commosso; è un film che affronta con ironia, tatto e buon gusto una tematica delicata e problematica come quella della sessualità dei portatori di handicap, senza falsi pudori ed evitando sapientemente volgarità e situazioni pruriginose che non interessano a nessuno, ma ponendo l’accento sulla scoperta di sé stessi, di una propria dimensione intima fatta anche di piccole paure e preconcetti da superare, unita a cuore, sentimenti profondi, bisogni e pulsioni umane e naturali.

 

Il protagonista Mark O’ Brien interpretato da un bravo e convincente John Hawkes è un tetraplegico che quando non è dentro un polmone d’acciaio, vive disteso su un lettino da molti anni a causa della poliomielite, malattia che blocca completamente il suo corpo. Mark può muovere solo parzialmente la testa da un lato, ma ha naturali desideri e pensieri comuni a tutti, e ha un profondo affetto verso le persone che gli sono vicine e lo accudiscono, come la sua giovane e graziosa badante.

Giornalista e poeta con una sensibilità fuori del comune, acuita dalla sfortunata condizione, dopo una quasi inevitabile delusione d’amore, si trova a desiderare di perdere la sua verginità, ma per ovvie ragioni è impossibilitato ad avere esperienze sessuali con una donna.

 

locandina

The Sessions - Gli incontri (2012): locandina

 

L’incontro con una terapista sessuale, la bravissima Helen Hunt lo inizierà alla scoperta del sesso e lo aiuterà a capire come superare inibizioni e inutili scrupoli morali legati all’educazione religiosa.

In questo sarà aiutato anche da padre Brendon, un amico e consigliere spirituale (un fantastico William H. Macy prete capellone moderno e insolito che assomiglia a un figlio dei fiori) che con coraggio mette in discussione sé stesso, convinzioni e la dottrina che imporrebbe atteggiamenti diversi per i credenti.

 

La sessione prevede al massimo sei incontri, che saranno interrotti prima per troppo coinvolgimento sia da parte di Mark, che finisce per provare del trasporto amoroso per la donna, già sposata e con un figlio adolescente, sia involontariamente da parte di lei, talmente toccata e coinvolta dalla sensibilità dell’ uomo da non riuscire più a mantenere un sano distacco professionale, con la conseguenza di qualche tensione nella sua sfera privata e famigliare (la scena dove lei scoppia a piangere è emblematica).

 

La buona regia asciutta ed essenziale evita il patetismo, lo sa scansare con grande abilità, inserendo un po’ di lieve tensione e inframmezzi ironici nella sceneggiatura, come i momenti all’ hotel tra la badante e l’ uomo alla reception.

È da notare che lo stesso regista è malato anche se in forma più lieve, e quindi conosce molto bene la materia e sa come evitare tranelli e inciampi lungo il percorso narrativo.

Solo nel finale si cade un po’ nel sentimentalismo comunque non forzato, e di fronte al racconto di una vita così difficile e travagliata, gli occhi si inumidiscono come è naturale che sia, situazione quasi inevitabile in una storia simile.

 

 

I pensieri e le poesie di Mark sono raccontati dalla sua voce fuori campo che a momenti attraversa il film, senza essere invadente, risultando piuttosto discreta, complemento necessario a far intuire il mondo interiore del protagonista, la sua anima bellissima che alterna momenti di gioia a sofferenza.

Ottime le prove attoriali.

Helen Hunt, donna ancora bellissima e piacente, si presta a scene di nudo integrali mai volgari, ma contestuali e funzionali al soggetto, ben dosate e senza eccessi o volontà di scandalo, e lo fa con estrema naturalezza.

John Hawkes riesce in maniera impressionante a calarsi nel panni difficili e presumo scomodi di un tetraplegico che deve tenere posizioni del corpo innaturali.

Premiato al Sundance 2012 dal pubblico, è veramente un bel film che sa regalare emozioni autentiche.

Da vedere.

Voto 7 1/2

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