Regia di Todd Louiso vedi scheda film
“Hello I must be going” (titolo originale assai più calzante e fantasioso rispetto a quello nostrano decisamente più piatto) è una commedia indipendente vissuta da toni distinti, in grado di coltivare i sentimenti che propone che, per la cronaca, sono fuori fase rispetto ai più consoni che siamo abituati a cogliere nelle più assodate consuetudini.
A 35 anni, dopo il divorzio, Amy Minsky (Melanie Lenskey) si ritrova in una casa che non è più sua e l’aiuto generoso dei genitori non l’aiuta, anzi.
Quando in un pranzo “obbligato” conosce il diciassettenne Jeremy gli si apre una nuova, quanto inaspettata, porta sulla vita, ma la situazione è di difficile gestione ed anche lei non sa come comportarsi.
Allo stesso tempo però è pur sempre l’occasione per “riaccendersi”.
Non si parla di un film indimenticabile, o in grado di scalfire nel profondo, ma sicuramente Todd Louiso riesce a trovare un equilibrio fieramente indipendente e soprattutto segnato da personalità che comportano una buona dose di partecipazione.
Il racconto è rarefatto, qualche esasperazione è presente ma morigerata (nel limite del possibile s’intende), la protagonista è fuori fase per ciò che la vita le ha “regalato” in dote, con sullo sfondo l’insopportabile benevola pesantezza dei genitori (noi impareremo qualcosa?).
Il più giovane, creduto dai suoi genitori gay, è meno annebbiato dalle convenzioni di rito e non ha paura dei canoni dettati dalla società.
Ne viene fuori un bel mix contraddistinto da stop obbligatori e ripartenze fulminee, una lezione di vita (la felicità non ha prezzo, adagiarsi su ciò che la società vuole spesso non porta ad ottenerla) che ha i suoi costi, ma anche le sue conquiste che possono anche essere diverse, ma sempre conquiste sono.
Poi il film lancia dei segnali indovinati (più di uno), ma nel complesso non trova sempre continuità d’esecuzione, ma quanto si vede basta per permettergli di raggiungere un senso compiuto e nemmeno così piccolo.
Vitale (perché bisogna vivere, il resto lo lasciamo agli altri, anche le critiche funeree).
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