Regia di Ernst Lubitsch vedi scheda film
La tragica storia del breve regno, come seconda moglie di Enrico VIII d’Inghilterra, di Anna Bolena: arrivata a corte un po’ in sordina, entrò nelle simpatie del re che si sbarazzò senza troppi ripensamenti della prima consorte, Caterina, per sposare Anna Bolena e rimanere quindi deluso dalla mancanza dell’arrivo di un erede maschio.
Seconda delle sei mogli di Enrico VIII, Anna Bolena non ebbe vita facile – come tutte le altre consorti del volubile sovrano d’Inghilterra; nel giro di tre anni (1533 – 1536) salì al trono spodestando (per un cavillo legale) Caterina d’Aragona e venne a sua volta spodestata da un’altra damigella di corte, Jane Seymour, con una condanna a morte per infedeltà che non convinceva del tutto nessuno, in primis ovviamente Anna Bolena. Nel film di Ernst Lubitsch, della durata spropositata per i tempi (due ore tonde) e dall’impiego massiccio di comparse e costumi, c’è tutto questo e c’è anche la disperata – e vana – ricerca di un erede maschio da parte di Enrico VIII, la vera ragione che lo spinse essenzialmente a sbarazzarsi di Anna Bolena. Figura emblematica dell’effimera dimensione del potere, quest’ultima è qui interpretata da un’ottima Henny Porten, che in quello stesso 1920 era la protagonista anche di un altro film del regista tedesco, Due sorelle; fra gli altri attori in scena vale la pena ricordare quantomeno Emil Jannings, cioè Enrico VIII, Paul Hartmann nei panni di Henry Norris, presunto amante di Anna, e Aud Egede-Nissen che veste i panni di Jane Seymour. La lunghezza della pellicola si fa pesantuccia per l’inevitabile mancanza di dialoghi – siamo in piena epoca del muto, si capisce – ma viene ricompensata da qualche scena magniloquente come ad esempio quella del torneo, nella parte finale. Anna Bolena non è il tipico film per cui Lubitsch, maestro della commedia brillante, viene ricordato, ma è indiscutibilmente un lavoro da apprezzare. 6/10.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta