Provincia americana profonda, fine anni ’70. Famiglia sgangherata: Don Barnes guida un enorme camion e beve come una spugna. La moglie Kathy lavora in un fast-food ed è tossicomane. La figlia Cindy è ribelle, un maschio mancato che adora quel padre sbevazzone e trasgressivo, ma complice. Un giorno, completamente ubriaco e alla guida del suo bisonte su gomma, Don sperona uno scuolabus, causando la morte di una quindicina di bambini. Si becca (solo) cinque anni di carcere. Moglie e figlia lo aspettano, la prima continuando a bucarsi, andando a letto con il gestore del fast-food e qualche altro soggetto, la seconda trascurando la scuola, ascoltando canzoni di Elvis Presley ed esaltando il nascente fenomeno «punk». Quando il padre viene scarcerato, la famiglia tenta di riprendere una vita normale, ma i problemi non tardano a riaffacciarsi, fino a travolgere i tre protagonisti.
Note
Terzo film diretto da Dennis Hopper, dopo il leggendario «Easy rider» e il fiasco commerciale di «The last movie», «Out of the blue» è un film molto pessimista, che mette crudelmente in scena l’autodistruzione di personaggi votati al fallimento. Misconosciuta opera di alto livello dell’autore americano, si avvale di un ottimo livello recitativo e di una solida regia. Bella colonna sonora, affidata a Neil Young, ma che spazia da Elvis Presley al punk, passando per la country music.
"Snack bar blues" è un film a cui basterebbe anche solo la sequenza iniziale per esprimersi con tutta la crudeltà che intende far emergere. Come già capitato in "Easy rider", Dennis Hopper è bravo a fare del disincanto un tratto distintivo che riguarda la società nel suo complesso. La regia è volutamente sporca, ma non tutto funziona bene.
Torino Film Festival 35 – Amerikana.
«Meglio bruciare subito che spegnersi lentamente».
Chiunque sognerebbe di poter fare nella vita sempre e solo quello che vuole. Di fronte all’impossibilità di mettere in pratica questa utopia, le possibilità sono due: piegarsi ai dettami sociali e rigare dritto rispettando tutte le regole o rifiutare il pacchetto… leggi tutto
Un film girato in economia in uno stile loffio, anti-hollywood ostentatamente. Realismo, vite squallide, nichilismo, giusto per apparire controcorrente. Purtroppo se la storia e i personaggi hanno poco da dire come qui, niente funziona e Hopper regista non sembra avere molto da dire. leggi tutto
Capolavoro vero, non nel senso ormai reso macchiettistico del termine, che qualcuno di questi tempi ridicoli utilizza pure per le minchiate di Greta Gerwig, Damian Chazelle, Sorrentino o Garrone, Rovere e Manetti vari. Capolavoro vero, perché questo è Dennis Hopper, regista e autore eccelso del cinema americano.
Non so se come qualche critico americano che ve lo ha…
(20 Agosto 1961 - 14 Agosto 2020)
“This girl, she didn’t know where she was goin’ or what she was gonna do. She didn’t have no money on her. Maybe she’d meet up with a character. I…
Sbagliato, inutili cialtroni. Ossessi sessuali che altro non siete.
"Final cut"! (No, non ho detto cunt.)
Scrivere. Fallire. Riscrivere. Fallire ancora. Ancora riscrivere. Fallire meglio (come diceva quello,…
Era solo il secondo giorno del festival, quando mi sono trovato seduto a fianco di due noti giornalisti prima della proiezione riservata agli accreditati di… segue
Ci siamo arresi? Siamo con le mani in alto in balia di quella che Teresa Villaverde, regista del bellissimo Colo, presentato ad Onde, definisce una guerra… segue
Nel mese di novembre questo film ha ricevuto 4 voti
Torino Film Festival 35 – Amerikana.
«Meglio bruciare subito che spegnersi lentamente».
Chiunque sognerebbe di poter fare nella vita sempre e solo quello che vuole. Di fronte all’impossibilità di mettere in pratica questa utopia, le possibilità sono due: piegarsi ai dettami sociali e rigare dritto rispettando tutte le regole o rifiutare il pacchetto…
La definizione di "oggetto di culto" è, a volte, un po' abusata. Per questo film del regista di "Easy Rider", ne è la seconda pelle. Oggetto filmico quasi invisibile, nato e cresciuto, secondo Hopper, come una sorta di seguito del suo esordio capolavoro, fu presentato in concorso a Cannes, nel 1980, ebbe qualche apprezzamento ma venne affossato dalla casa distributrice, sparendo…
Un film girato in economia in uno stile loffio, anti-hollywood ostentatamente. Realismo, vite squallide, nichilismo, giusto per apparire controcorrente. Purtroppo se la storia e i personaggi hanno poco da dire come qui, niente funziona e Hopper regista non sembra avere molto da dire.
In concorso al Festival di Cannes nel 1980, il terzo lungometraggio diretto da Dennis Hopper sembra oggi quasi dimenticato, pur trattandosi di un film ben costruito, ben recitato e assai significativo nella carriera del suo autore. I personaggi messi in scena hanno molto in comune con quelli visti undici anni prima nell’epocale « Easy rider ». Trasgressivi, strafatti, « undeground »…
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Commenti (1) vedi tutti
"Snack bar blues" è un film a cui basterebbe anche solo la sequenza iniziale per esprimersi con tutta la crudeltà che intende far emergere. Come già capitato in "Easy rider", Dennis Hopper è bravo a fare del disincanto un tratto distintivo che riguarda la società nel suo complesso. La regia è volutamente sporca, ma non tutto funziona bene.
commento di Peppe Comune