Regia di Patrick Wang vedi scheda film
Doppio drammatico scherzo del destino e doppia svolta di vita in questo drammone lunghissimo ma tutto sommato efficace, opera prima del regista ed attore di origini palesemente asiatiche Patrick Wang, che si prende tutto il suo tempo, fino a quasi tre ore per narrarci una vicenda complessa con finezza ed acume, ma anche con una immotivata prolissità od incapacità di addivenire ad una sintesi. Al centro della vicenda un bimbo bellissimo di sei anni, Chip, orfano di madre, morta durante il parto, il cui padre ha scelto di rivelare la propria omosessualità andando a convivere con l'architetto che gli ha progettato la casa. Il bambino finisce dunque per avere due padri, ma la vita domestica di quella famiglia un pò particolare sembra procedere nel migliore dei modi, nella serena, a volte frenetica quotidianità di tutti i giorni. Almeno fino a che il padre naturale del ragazzino non viene malauguratamente coinvolto in un incidente stradale che si rivelerà mortale, lasciando Chip tra le amorevoli mani del padre “adottivo”, che lo adora, ricambiato, e grazie a lui riesce in qualche modo a superare lo shock di perdita così prematura ed improvvisa.
Peccato che la sorella del defunto conservi un testamento, scritto poco dopo la morte della moglie, in cui anni prima il padre naturale disponeva che in caso di sua morte prematura, l'affidamento del bambino andasse proprio alla sorella.
Ne nasce una battaglia legale apparentemente senza una soluzione che possa darla vinta alla ragione del sentimento, ovvero a quella del padre “affettivo”, che viene invece estraniato dal piccolo e tacitato dal tentare ogni contatto col minore.
Un saggio e pacato avvocato in pensione, a cui l'architetto sta svolgendo una riprogettazione della propria abitazione, si offrirà di difendere l'uomo costruendo una difesa che si preannuncia come una battaglia persa in partenza: almeno fin tanto che le ragioni della mente, del cuore, e della saggezza non intervengano ad illuminare anche gli atteggiamenti più ostili e poco propensi al confronto intrattenuti dalla parte opposta.
Wang, come attore non proprio indimenticabile, riesce tuttavia a costruirsi un personaggio che matura e si evolve riuscendo, con saggezza e con la forza e la convinzione del proprio ruolo fondamentale, a sbaragliare animi e coscienze che avrebbero dalla loro ogni appoggio di legge. Tutto ciò al servizio di una narrazione che evita saggiamente di eccedere in moralismi o di devastarsi di episodi melodrammatici fastidiosi e èpoco consoni.
Peccato che il film non possa fare a meno di quasi tre ore di svolgimento, per arrivare al più giusto compromesso che possa immaginarsi nell'interesse del minore.
Probabilmente si tratta di una durata condizionata da una sua distribuzione televisiva, che spiega (ma non giustifica appieno) le ragioni di una costruzione ciclopica che, ameno in parte, attenua la suspence e l'attaccamento alla vicenda basica, annacquandola di particolari che sviano dalla problematica cardine della vicenda, anche con il ricorso a flash-back non troppo sapientemente organizzati, che non fanno che appesantire un contesto inutilmente gonfiato, che al contrario avrebbe bisogno di ritmo e di sintesi.
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