Regia di Stephen Chbosky vedi scheda film
L'infinita purezza del momento.
Di quando gli incubi si dissolvono, e gli stati di allucinazione abbandonano la loro logorante opera tormentosa, i fantasmi del passato paiono dolci ricordi, gli affanni dell’angoscioso quotidiano mutano in respiri pieni e vasti quanto l’universo, le pareti dell’autoisolamento e del tombale sopore crollano, l’aria si colora di un profumo inebriante che pare catturare l’animo liberandolo verso il cielo sconfinato … e allora sai che è giunto: compagni di viaggio compagni di (e)stasi, e lei lì, bellissima, a connettersi come nessun altro potrebbe mai, col vento che sospira melodiosi richiami, e la velocità del mezzo che sospende moto e tempo in una bolla di profondissima quiete e celestiale incanto. Le emozioni si sprigionano dagli involucri smarriti fatti di carne, materia oscura e dolore, e vorticano furiose e festose nel tunnel del perfetto momento, con le note di una canzone perfetta che si ascolta per la prima volta ad abbracciarci e cullarci nell’eterna, fanciullesca illusione.
Noi siamo infinito non è la solita stori(ell)a di liceali sfigati e disadattati in cerca di avventure e sballo, lo si intuisce da subito: la tragicità emanata dalla figura malinconica e fuori posto di Charlie pervade l’atmosfera con l’ispirata delicatezza di un tocco che carezza e non investe, che immerge e non soffoca, che disegna nature vive e non vernicia violentemente schizzi stereotipati.
Stephen Chbosky prende per mano Charlie, lo scruta con rispetto e cura, lo accompagna nel suo cammino, senza renderlo un fenomeno da esibire alla fiera degli spostati o un manichino idiota dalle idiota peripezie adolescenziali. Lo ama, come ama i suoi due spiriti affini e selvaggi Sam e Patrick, cantandone drammi e passi - inevitabilmente complessi, incerti, singhiozzanti, sbagliati, asincroni con il vario circondario umano -, e l’armonia che ne scaturisce è struggente, soave e intensa come un’aliena(ta) ballata immortale che parla a - e di - noi, ed in cui perdersi e ritrovarsi, scomparire e manifestarsi, sognare e sognarsi.
L'esplorazione introspettiva avanza con piccole progressioni, strutturando caratteri ed elaborando traiettorie, anche temporali, che attraversano e proiettano il disvelamento di anime con sguardo sensibile e complicità.
Da questa opera di scavo, di rivelazione, riverberano echi di traumi brucianti che hanno voce potente e infida, sempre pronta a infiltrarsi tra le pieghe di un’apparente, sospesa normalità, e ad infettarla; ma il riconoscersi, il capirsi, l’abbandonarsi ai meccanismi dell’esistenza, l’affrontare la suggestione di ricordi deviati dei mali subiti può aprire uno spiraglio nel buio inondandolo di avvolgenti fasci di luce e calore che perforano la dimensione e catturano l’attimo. Istantanea del presente, in perpetuo moto verso l’infinito orizzonte delle possibilità.
In organica sintonia gli elementi tutti si dispongono, a comporre un insieme ragionato e degno d’esser oggetto di attenzione: colonna sonora sintomatica (The Smiths, New Order, Sonic Youth, ma soprattutto Bowie/Eno con Heroes assurto a inno, preghiera e a narratore onnisciente); riferimenti alti, bassi e pelosi (i romanzi scelti dall’insegnante per Charlie; gli intermezzi irresistibili di The Rocky Horror Picture Show); attori bravissimi (Logan Lerman aderisce e funziona; Emma Watson è fragile e adorabile; Ezra Miller buca lo schermo).
Abita generi e mondi arcinoti, Noi siamo infinito, eppure riesce a sorprendere.
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