Regia di Paolo Franchi vedi scheda film
Un brutto film con un fondo di ammirabile sincerità. Presuntuoso? Forse. Ma avercene. E' come se il regista avesse mischiato "Shame" e "Ovunque sei" ai dialoghi "virgolettati" da soap di "Chimera", traendone un prodotto filmico indefinibile, spesso noioso e retorico ma con interessanti risvolti "sperimentali". Barr e la Ferrari sembrano costantemente in stato catatonico, la fotografia offre sfondi bianchi sfumati quasi accecanti dal valore simbolico. La colonna sonora ha sul finale uno sbalzo villano, mentre le riprese da iPhone almeno non si erano (forse) mai viste prima in un lungometraggio, perlomeno non in questo modo. Se lo si ammette come "parodia del cinema" allora questo "E la chiamano estate" può offrire spunti di interesse, altrimenti, se si è in cerca di una storia coerente che viaggi su binari classici da film drammatico/romantico, meglio rinunciare sin da subito alla visione.
Errore:
chiudi
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta