Regia di Nicholas Jarecki vedi scheda film
ANTICIPAZIONI SULLA TRAMA - Direi che è un film ben fatto e interessante per le tematiche che tratta. La trama è un sistema intelligente per affrontare una questione che quasi tutti prima o poi si sono trovati davanti: è giusto commettere il male per raggiungere il bene? E' giusto mentire alle autorità e alle persone care per evitare un male? Il problema, benché cruciale, diviene sottile, e la soluzione difficile.
Nella vicenda, infatti, troviamo situazioni come queste. Il protagonista mente e falsifica per realizzare una vendita che salverebbe molti posti di lavoro (ma è proprio solo questo il motivo?). Poi il ragazzo negro mente al tribunale sostanzialmente per questo stesso fine (o è solo gratitudine personale verso il magnate per l'aiuto a suo padre?). Infine, l'investigatore della polizia falsifica le prove - quando in realtà non le avrebbe - per far incriminare un uomo che sa essere colpevole (oppure vuole solo sbattere in galera un individuo appartenente ad una categoria che detesta?). Quindi da una parte c'è il fine buono da raggiungere, con il relativo male "necessario". Dall'altra c'è la commistione di ragioni morali e ragioni personali che rendono ambigue le motivazioni di tutti i personaggi principali. Il fine viene raggiunto in qualche modo, e la vendita avviene, quantunque su tutto aleggi un'aria di leggera amarezza e di dubbio. Le luci e gli applausi del galà finale non sono liberatori o gratificanti, come pure moglie e figlia del protagonista sono giustamente in un stato d'animo molto contrastato. In questo senso il finale è aperto, perché aperto rimane l'interrogativo alla base della sceneggiatura.
Detto questo, il film è avvincente, ben recitato e popolato di personaggi convincenti, a cominciare dal protagonista. Anche le situazioni sono ben inscenate. L'incidente, ad esempio, sembra un vero incidente per colpo di sonno, privo di inutile spettacolaità, e forse per questo più impressionante. Ho trovato ben rappresentata anche la relazione adulterina e il personaggio dell'amante del personaggio principale, situazione che egli porta avanti con schizofrenica freddezza. Richard Gere offre secondo me una delle migliori interpretazioni della sua carriera, tanto più che l'attore si è prestato spesso a ruoli piatti o da sex symbol. Qui incarna un personaggio molto realistico, sofferente, e combattuto tra scelte difficili. Bravo anche Tim Roth nei panni di un'investigatore non troppo simpatico. La conduzione cinematografica del regista, poi, secondo me è compatta e senza inutili fronzoli sensazionalistici. Niente spettacolo in senso stretto, insomma, ma un serrato percorso verso un finale che è facile prevedere esattamente. In questo senso, il film è in controtendenza rispetto a molto cinema americano per il grande pubblico, e andrebbe secondo me guardato più a fondo di come molti hanno fatto, ai quali infatti è sfuggito il dilemma morale alla sua base.
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