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La frode

Regia di Nicholas Jarecki vedi scheda film

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Enrique

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La recensione su La frode

di Enrique
6 stelle

Con Arbitrage N.Jarecki propone un film su un nuovo Gordon Gekko; ma l’altra faccia di Gekko; uno che non aizza gli azionisti riuniti in assemblea spronandoli a nutrire (in)sana avidità, quale nuovo motore del mondo (1° Wall Street), né uno che, salito in cattedra per recitare il proprio mea culpa, vaticina imminenti sventure (2° Wall Street); ovvero, in ambo i casi, un autentico self-mademan sopra le righe, narciso ed esibizionista, cui piace predicare parole di (amare) verità a quante più platee possibili.

Il Gekko de La Frode incarna, piuttosto, un businessman dai tratti tipicamente europei. Tycoon capostipite di un solido impero economico (forgiato dalla bonaccia degli ottimi risultati economici della gestione della sua società) e di una numerosa famiglia che, di esso, già si è spartita incarichi e responsabilità (a conferma del modello societario prescelto). Imprenditore attaccato ai valori tradizionali, dunque, eppure nient’affatto insensibile al fascino del tradimento e delle operazioni finanziarie ad alto rischio (ma mai speculative, sia ben chiaro). Uno che, mentre accarezza la moglie ed istruisce la prole, chiede venia all’amante e freme in silenzio, in attesa di poter rimediare ad un passo fatto senza badare troppo alla lunghezza della gamba…

http://cdn3.movieroomreviews.com/sites/movieroomreviews.com/files/imagecache/full_size_image/photos/arbitrage-movie-picture-30.jpg

 

Un uomo, dunque, discretamente votato all’undestatement, in perfetta sintonia coi nostri tempi; un individuo perennemente diviso tra etica e interesse, costretto a destreggiarsi in una jungla dove altri personaggi si comportano esattamente come lui (alexio350). Una persona doppiogiochista, bugiarda e falsa come lo siamo in tanti oggi, chi più chi meno, per sopravvivere e mantenersi al di sopra della massa, cercando di cavalcare quel successo sempre effimero di cui non si è mai sazi (alan smithee). Un uomo la cui esistenza tormentata (nel suo oscillare costantemente fra senso di colpa e istinto di sopravvivenza, tra disperazione e cinismo; will kane) è resa egregiamente da R.Gere. Ma, a ben vedere (e qui veniamo ai nodi del pettine), un intramontabile Gere… con niente intorno. A circondarlo è il deserto abbondantemente calpestato del financial thriller,  appena cosparso di una spruzzata di questione morale (OGM).

 

Buona l’idea, quindi, di guardare alla perdurante crisi economica ed alle sue cause genetiche da una prospettiva ben diversa (ma complementare) da quella impiegata da O.Stone, ma la resa complessiva dell’opera (nella misura in cui si regge pressoché interamente sulla caratterizzazione - e sulla prova - di R.Gere) non si può dire all’altezza dei suoi più illustri predecessori.

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