Regia di Nicholas Jarecki vedi scheda film
Di film sulle ingiustizie del Capitalismo ce ne sono (e ce ne sono stati) molti. Ma solo da qualche anno la Settima Arte ha deciso di insinuarsi nei suoi sentieri più bui, da Margin Call a Enron. L’economia della truffa, con diversi generi, storie (ispirate alla realtà) e linguaggi. Perché la crisi degli ultimi anni, causata dalla criminale gestione finanziaria delle nostre ricchezze da parte di avventurieri e governi complici, ha aperto linee di sceneggiatura un tempo impensabili. E a coglierne la forza narrativa è un 33enne fratello d’arte, Nicholas Jarecki, che ha messo su un cast eccellente (Richard Gere cattivo elegante, Susan Sarandon moglie devota e decisa, Brit Marling figlia idealista e Tim Roth sbirro ostinato) e lo ha fatto stare sul set un mese. Abbastanza per mettere insieme un bel thriller che si divide tra lo scandalo privato e la frode pubblica, senza moralismi. Gere è il lato oscuro della forza del denaro e del potere, un uomo che sa essere gentile e sensibile, ma che si sente anche un dio in un Olimpo tappezzato di dollari e inganni, di guadagni facili e valori elastici. Certo, in alcuni momenti La frode sembra un bignami del nuovo Capitalismo, con scene didattiche ma non didascaliche. E la fine è frutto di una buona intuizione, anche se Jarecki avrebbe dovuto lasciarci alle spalle del protagonista. Dettagli, l’opera è di grana grossa ma buona. E ci ricorda che tutti possono essere comprati. La differenza sta negli zeri che servono a farlo.
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