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Io e te

Regia di Bernardo Bertolucci vedi scheda film

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La recensione su Io e te

di Furetto60
7 stelle

Ottimo film di Bertolucci. Storia essenziale, ma ricca di spunti. Buona l'interpretazione dei giovani attori

 Lorenzo, il protagonista maschile, è un ragazzo quattordicenne, Lorenzo Cuni, interpretato magistralmente da Jacopo Olmo Antinori, tormentato, introverso e affetto da fobia sociale, tanto da avere bisogno di uno psicologo. Le uniche persone con le quali si relaziona, in modo comunque conflittuale, sono i suoi genitori, mentre ha una particolare dedizione per la sua anziana nonna materna malata, che va spesso a trovare in una clinica, dove è ricoverata. Le sue passioni sono i fumetti, la musica, e gli animali esotici. Quando la sua scuola organizza la canonica settimana bianca, il ragazzo decide di mentire ai suoi e, invece di partire, si rifugia nella cantina del palazzo per stare in totale isolamento e trascorrere, quei giorni in beata solitudine  lontano da tutto e tutti. Pianifica tutto: viveri, libri, computer. Ma succede l’imponderabile ed il ragazzo riceve la sgradita visita della sorellastra Olivia alias Tea Falco, venticinquenne problematica, che non incontra da anni, scesa in cantina alla ricerca di uno scatolone con oggetti personali. Olivia è una ragazza vivace e ribelle ma, anche eroinomane, che alla fine non sapendo dove andare, decide di restare per qualche giorno lì. La sua intrusione è salutata con vistoso fastidio dal fratellastro, all’inizio i due fanno scintille, e, la convivenza coatta, sfocia in violenti contrasti, tra incomprensioni e accuse.  Lorenzo vorrebbe solo stare solo, con la speranza di ritrovarsi. Olivia vagheggia di aprire un agriturismo, ma è reduce da un rapporto sentimentale “malato” con un tizio già sposato. Il rapporto teso tra i due a mano però si modifica, cominciano a confidarsi e a familiarizzare. Quando Olivia si sente male, preda di crisi di astinenza, Lorenzo l’accudisce e la coccola, per lei va a prendere di nascosto dei sonniferi che la nonna ha con sé, tra le medicine, in clinica. Nei pochi giorni a seguire, in quell’ambiente claustrofobico e tetro, disordinato e sporco, reso bene dalla fotografia di Fabio Cianchetti finalmente si conoscono per davvero, fratellastri per caso, coinquilini per forza. Il passo doppio che cadenza il ritmo di una giovinezza che, per uno sembra una condanna, quella del malessere dell’adolescenza solitaria e incompresa e, per l’altra, lo è per davvero, affossata nel precipizio della tossicodipendenza, Lorenzo e Olivia sono degli outsider, emarginati e tagliati fuori, da mondo fatto di consuetudini e percorsi segnati. Tuttavia entrambi trovano nell'altro l'intimità e la complicità, di cui avevano bisogno per superare, l’impasse della loro esistenza. L’esperienza che Lorenzo vive, accanto alla ritrovata sorella, pur durando solo una settimana è intensissima. Gli consente di confrontarsi e di capire, di mettere ordine nei suoi affetti, nei ricordi d’infanzia, quelli rimossi, ma adesso condivisi, che lo scuotono da quel torpore autoreferenziale e gli fanno fare un balzo in avanti, repentino, verso quella maturità che rifuggiva. Al tempo stesso Olivia, anche se assalita dai dolorosi spasmi dell’astinenza, come da quelli di un rancore che non ha metabolizzato, sembra ammorbidirsi, nell’inatteso sentimento di fratellanza e forse può anche pensare di smettere di “farsi” Tratto da un romanzo di Niccolò Ammaniti, ma decisamente riveduto e liberamente corretto, segnò il ritorno di Bernardo Bertolucci dietro la macchina da presa dopo nove anni. Affidò la sua storia a volti all’epoca non familiari al pubblico. Ancora una volta, incastonando i propri personaggi in uno spazio chiuso, un microcosmo: la cantina, che all’inizio appare spazio ostile o opprimente, ma col tempo sembra diventare caldo e rassicurante; il regista usa la luce e la fotografia di Fabio Cianchetti per mostrarcela in modi sempre diversi, come se lo spazio mutasse, adattandosi all'evoluzione emotiva dei due protagonisti.Con la collaborazione dello stesso scrittore, e degli sceneggiatori Umberto Contarello e Francesca Marciano, Bertolucci realizzò il copione di questo film. In questo lavoro cinematografico, essenziale negli ambienti, ma opulento nella sceneggiatura , ci sono molti dei temi cari al regista, il mondo dei giovani borghesi, problematici, disadattati, insofferenti, il rapporto confuso con i loro genitori, che genera disagio e incomunicabilità e soprattutto il tema della solitudine, quando scelta, quando obbligata, quando un luogo dell’anima.

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