Regia di Bernardo Bertolucci vedi scheda film
Tenerissimo Bertolucci. Visto da poco da Fazio, per lo stile verbale e per i tempi comunicativi le sue riflessioni mi hanno fatto pensare all'ultimo Fellini: una miniera umana inestimabile, un mare dondolante (e cullante) di immagini, non importa quanto vere o reali, che ascolterei per ore.
Il film è un gioiellino, un'opera sincera, amorosa ed amata, imperfetta e irregolare, capace come poche di rappresentare (almeno in parte) ciò che passa per la testa di un paio di adolescenti (lui nuovo, lei tarda) tra loro sconosciuti ma visceralmente legati e progressivamente, fortemente, autenticamente amanti.
Tra la nausea del mondo adulto, la crudeltà del mondo esterno, la tentazione della fuga nelle illusioni, l'angoscia di un futuro ignoto, l'incapacità di capire se stessi prima che gli altri, il desiderio di scomparire o di esplodere, Bertolucci riesce a rendere lo sguardo di un'età incerta e trasformativa, e sarà forse il sentimento puro, la goccia di splendore di un'umanità da formare, e che forse si formerà (meglio) da sola, ma (ri)trovando se stessa, a scrivere le sequenze successive all'ultima scena doverosamente sospesa.
Ringraziando il Duca Bianco.
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