Regia di Donato Ursitti vedi scheda film
Commediola leggera leggera, quasi trasparente, distribuita sotto Natale nonostante l'argomento tutt'altro che “sacro”. Si narra infatti di Aurora, bella trentenne pugliese che vive da molti anni a Roma dove esercita con soddisfazione la professione di sessuologa. Un giorno l'ipocondriaca madre, maniacalmente legata da vent'anni all'astioso ricordo del marito fedifrago, la fa tornare al paese con uno stratagemma. Accertato che la madre non è affatto in punto di morte, Aurora saluta il ritrovato amico d'infanzia Andrea, artigiano/artista segretamente gay, e vorrebbe tornarsene alla sua vita. Ma si rende conto che anche nel suo retrogrado paesino può mettere a frutto la propria esperienza professionale e dare una mano alle persone.
Sembra che il 40% degli italiani sia convinto che un sessuologo offra prestazioni sessuali ai propri pazienti: così è scritto in uno dei pedanti, fastidiosi cartelli che ci rendono edotti sulle abitudini sessuali degli italiani comparendo sullo schermo ogni 5 minuti. E Aurora a causa delle malelingue incontra non poche difficoltà nella gestione del suo studio improvvisato, allestito nel retro del laboratorio di lampade di Andrea.
A questo punto compaiono a valanga i difetti del film: il paese è popolato da una miriade di figurine idiote, personaggini insopportabilmente sopra le righe, dialetto (annacquato) a tutti i costi - ma siamo ancora ai tempi in cui bastava una parolaccia in dialetto per entusiasmare la platea? - attori scelti in base a caratteristiche fisiche il più possibile grottesche. La sceneggiatura è dilettantesca, incapace di far anche solo sorridere con battutacce stantie e doppisensi da avanspettacolo. Tanto maldestro è il tentativo di inserire un intermezzo romantico quanto inutile e forzata è la tragedia finale, che doveva forse far riflettere, ma risulta totalmente estranea alla trama precedente. Bravi e convincenti, nonostante la povertà delle battute, i protagonisti Bianca Guaccero e Corrado Fortuna, il resto è roba da filodrammatica.
Alla fin fine siamo di fronte ad uno svogliato film turistico, uno spot pubblicitario sulle bellezze della Puglia barocca. E mi auguro vivamente, anzi ne sono certa, che i veri pugliesi non siano affatto così.
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