Regia di Sidney Lumet vedi scheda film
Secondo miglior film di uno dei migliori registi della storia del cinema. Cinico e vivace. Eccezionale pellicola,superiore alla "rivale" diretta da Kubrick.
"A prova di errore" è l'ottavo film del sottovalutato Sidney Lumet, tratto dall'omonimo romanzo di Eugene Burdick e Harvey Wheeler, scritto nel 1962.
La pellicola esce nel 1964, nello stesso anno del ben più noto " Il dottor Stranamore" diretto da Stanley Kubrick che tratta l'identico tema, poiché deriva dal medesimo romanzo di Burdick: ovvero la necessità del Pentagono e del Presidente degli Stati Uniti di sventare urgentemente un attacco militare, mirato a distruggere Mosca durante la guerra fredda. L' attacco viene involontariamente ordinato in entrambi film, ma per due diversi motivi:
1. Per un errore meccanico dovuto ad un malfunzionamento di un componente elettronico, che mette in stato d' allarme il Centro di Difesa per un semplice aereo commerciale fuori rotta ed invia sotto forma di codice cifrato l'ordine di attaccare Mosca, ai bombardieri in volo.
2. Per abuso di potere di un generale con voleri distruttivi che trasmette ai bombardieri l' ordine di reagire ad un attacco nemico (mai avvenuto) con lo scopo di entrare in guerra contro l' Unione Sovietica.
Lumet, ebbe inoltre delle controversie legali con Kubrick il quale accusò la produzione di plagio per evidente somiglianza delle trame, facendo causa alla casa produttrice di Fail-Safe; pretendendo ed ottenendo che il suo film uscisse prima del rivale (Stranamore uscì a Maggio del '64 mentre A Prova di Errore nell'Ottobre dello stesso anno); riuscendo inoltre a far ottenere la produzione del film alla Columbia Pictures, medesima casa produttrice della pellicola diretta da Kubrick. Facendo il confronto fra i due lungometraggi, si riscontra una trama molto simile in partenza ma con sviluppi narrativi estremamente diversi, visto che Kubrick sceglie di affidarsi alla satira colpevolizzando i limiti dell'essere umano,a differenza di Lumet che incolpa le macchine e la tecnologia.
Premettendo che si tratta di due grandissime opere, io ho di gran lunga preferito il lavoro di Lumet che riesce ad essere incisivo con una regia semplice da cronista imparziale che riesce ad appassionare mantenendo toni tesi e drammatici. Uno stile quasi documentaristico con pochi movimenti di camera, che si limitano a mostrare il necessario per la comprensione della scena in maniera razionale senza strafare, ma non rinunciando a tocchi di classe con spunti originali per non apparire troppo statico. La regia di Lumet sottolinea il dramma all' interno di spazi claustrofobici in un racconto carico di dialoghi che si distanzia dal fattore spettacolare.
Il film si svolge quasi interamente all'interno del Pentagono americano con una serie di discussioni tra i consiglieri dedite a risolvere un improcastinabile problema che consiste nel riuscire ad abbattere sei bombardieri USA diretti verso Mosca, i quali hanno ricevuto l'ordine di abbattere la città, gesto che scaturirebbe così la guerra.
Nonostante possa sembrare un film politico, lento e noioso, è al contrario molto scorrevole con un gran ritmo frenetico e dialoghi adrenalinici sostenuti da una sceneggiatura veramente magistrale e intelligente che contiene conversazioni azzeccatissime per la situazione che si viene a creare e nessun accenno di forzature, che forse, come unica pecca hanno il difetto di essere troppo perfette.
Capisco che colloqui tra menti "pregiate" quali devono essere quelle dei personaggi del film (scienziati, il presidente USA, consiglieri di prim'ordine e altri vari politici) debbano essere auliche, formali e produttive; ma in alcuni punti ho trovato lievemente eccessiva l'incredibile perfezione e rapidità di ragionamento espressa dai soggetti in una situazione così delicata, visto che arrivano sempre dritti al punto con lucidità, senza esitazioni e con una fluidità di argomentazione la quale va leggermente ad intaccare la spontaneità dei discorsi.
Gli attori mettono in scena performances di prim' ordine, a partire dal grande Henry Fonda che è eccezionale nell'interpretare il Presidente con glacialità e paura in un personaggio che calza a pennello con le sue principali caratteristiche attoriali; fino all' interprete impersonato da Larry Hagman che è divenuto famoso in seguito per il ruolo da protagonista nella soap opera "Dallas".
La seconda e ultima imperfezione (si fa per dire in un'opera così impeccabile) l'ho notata nella struggente scena in cui la moglie del colonnello Grady, capitano del bombardiere che sta per raggiungere Mosca, viene convocata nel Pentagono per cercare di persuaderlo, implorando in maniera stupida con esclamazioni come: "Ti prego, non lo fare!";"Non riconosci la mia voce?!" nonostante tutti siano a conoscenza del fatto che Grady, così come gli altri aviatori sono addestrati a protocolli sofisticati e ben preparati a queste possibili situazioni ambigue, prevenuti nei confronti di eventuali tranelli da parte dei nemici che potrebbero imitare la voce di parenti per bloccare disperatamente attacchi simili.
In quella circostanza, a maggior ragione con una equipe di esperti intorno alla moglie, che fino a quel momento avevano pensato e adoperato scelte eccezionali e consone(nonostante fossero state vane) per cercare di risolvere il problema; sarebbe probabilmente bastato, ad esempio ricordargli e descrivergli il loro ultimo coito per fargli capire che a parlare era veramente sua moglie e non un'imitazione attuata da parte dei sovietici.
Straordinaria la sequenza della scena finale,con un vero colpo di genio del regista che decide di concludere senza farci vedere lo scoppio della bomba ma mostrandoci invece varie immagini di New York e dei sui abitanti nei momenti che precedono la tragedia; con delle istantanee sgranate che simulano il conto alla rovescia prima che avvenga lo sganciamento della bomba.
Autentico capolavoro.
Voto:8.5
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