Regia di John Rawlins vedi scheda film
La versione cinematografica ed affettata del Mago Otelma, un uomo in grado di prevedere gli eventi, di vedere l'invisibile, di individuare colpevoli con capacità pranoterapeutiche. Senza nemmeno guardare l'interlocutore questo Holmes è capace di dire da dove venga semplicemente guardando l'argilla sui tacchi delle scarpe con un colpo d'occhio laddove è pur vero che l'originale letterario aveva catalogato tutti i tipi di terriccio di Londra e dintorni ma se non altro provvedeva ad un minimo di analisi prima di sparare i suoi vaticini. Peggio ancora, un uomo consapevole della sua aurea e per questo infarcito di arroganza e presunzione nei modi, nelle espressioni, nell'anima. Non è lo Sherlock Holmes di Conan Doyle, decisamente, e nemmeno Watson è quello che si vede qui, troppo cieca è la fiducia nelle doti dell'amico, troppo remissivo l'atteggiamento. Se il personaggio letterario non è un fulmine di guerra, questo non è nemmeno una spalla ma una semplice ombra, inconsistente ai fini della narrazione e che non assume il ruolo di alter ego dello spettatore, così come tradizione ha sempre imposto ai coprotagonisti dei migliori gialli. Se non bastasse, il contesto è quello dello spionaggio più becero con nazisti che lanciano sfide radiofoniche assurde e dialoghi osceni e banali che dipingono in modalità monocramatica inglesi e tedeschi. Buoni i primi, cattivi i secondi; nemmeno a dirlo. Assurdità assortite di ogni tipo (vedi la scena della locanda in cui una fanciulla sguinzaglia, in maniera poco credibile, la peggiore marmaglia di Londra alla ricerca cieca di un nome nella nebbia, "Christopher", col pretesto di sconfiggere il nazismo; meglio che una battaglia al Risiko). Unica cosa che si salva: la fotografia; il resto è francamente stucchevole ed inguardabile.
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