Regia di John Rawlins vedi scheda film
Quando il governo britannico e Scotland Yards si dimostrano incapaci di fermare un’emittente clandestina di propaganda nazista che seminano il terrore fra la popolazione annunciando incidenti e sabotaggi che, puntualmente, si verificano si trovano costretti a chiedere aiuto all’unico uomo in grado di risolvere la situazione, James Bo...ops! ..Sherlock Holmes!
A tre anni di distanza da Le Avventure di Sherlock Holmes giunge infine la terza (!) pellicola della serie iniziata alla 20th Century Fox con Il mastino dei Baskervilles che segna anche il passaggio della produzione, a causa di alcune dispute contrattuale con gli eredi di Conan Doyle, alla Universal Pictures con Sherlock Holmes e la voce del terrore (o semplicemente La voce del terrore) e con esso anche l’inizio dell’ambientazione contemporanea in loco all’originale periodo Edoardiano.
Ispirato molto vagamente al racconto L'ultimo saluto di Sherlock Holmes (His Last Bow, 1917) e sceneggiato da Lynn Riggs, John Bright & Robert Hardy Andrews si tratta del primo “passo falso” della saga dello Sherlock Holmes Rathboniano.
In pieno periodo bellico, anche l'ottocentesco Holmes deve cambiare secolo e portare da buon inglese il proprio contributo allo sforzo bellico arruolandosi alle esigenze della propaganda interventista, anche se l’aggiornamento ambientale non ne modifica più di tanto le caratteristiche o il modus operandi.
La nuova serie incomincia però nel peggiore dei modi e con un capitolo debolissimo, piccolo sia nelle ambizioni che nel minutaggio (dura appena più di un’ora), con un budget modestissimo (la guerra e le risorse destinate soprattutto allo sforzo bellico colpirono anche Hollywood e le grandi case di produzione americane) e con un noir spionistico che, dato il contesto storico, non è altro che pura propaganda anti-tedesca (la chiosa conclusiva di Holmes, a tal proposito, è da brividi).
La pellicola ha una trovata iniziale, per quanto abbastanza riuscita, piuttosto fantasiosa (ma in quel periodo lo spettro di una quinta colonna era vista come una delle maggiori minacce alla nazione), ha un ritmo discreto ma anche sconclusionato, molte situazioni sono alquanto inverosimili e diversi attori sembrano lavorare al minimo sindacale (cosa, peraltro, piuttosto probabile) accompagnato anche da un patriottismo, ad oggi, molto fastidioso, per quanto comunque comprensibile.
L’unica cosa a salvarsi, alla fine, è la fotografia in bianco & nero di Elwood Bredell.
Oltre a Basil Rathbone & Nigel Bruce che tornano nei rispettivi ruoli di Holmes & Watson, il cast comprende anche Evelyn Ankers, Reginald Denny, Thomas Gomez, Henry Daniell, Montagu Love, Olaf Hytten e Leyland Hodgson.
Una pellicola di scarso valore, ordinaria, evidentemente di serie B, incapace di renderne la visione interessante e scontata nella sua natura di prodotto propagandistica.
Ma erano tempi duri, se non durissimi, è anche il cinema ha dovuto pagare spesso il suo dazio ai tempi che correvano.
VOTO: 4,5
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