Regia di Jacques Rivette vedi scheda film
Amore e follia si intrecciano per Sebastien e Claire, marito e moglie, giovani, belli e benestanti. Lui è attore e regista di una rappresentazione teatrale dell'Andromaca di Racine; lei soffre il distacco dovuto alla laboriosa preparazione dello spettacolo. Sebastien cade perciò nell'infedeltà, Claire sfodera istinti suicidi e poi anche omicidi. I due però non tardano a riappacificarsi.
Con L'amour fou comincia per Jacques Rivette una fase involuta artisticamente, di cinema impegnato a riflettere su sè stesso, sulle sue potenzialità, sui suoi significati. In particolare questa sceneggiatura del regista e di Marilù Parolini va a indagare sui rapporti fra creatività e capacità di relazionarsi agli altri, così come vengono messi in parallelo - con una soluzione più classica, se vogliamo - realtà e finzione, sentimenti e recitazione, amore e follia - in definitiva. Tutto parte dal teatro, con una troupe cinematografica a riprendere le prove di uno spettacolo; il regista della rappresentazione diventa sostanzialmente, oltre che entità superiore che controlla la messa in scena, entità controllata da sè stesso in qualità di attore sul palco ed entità controllata da elementi esterni (la macchina da presa); oltre a tutto ciò, l'uomo deve combattere con le pulsioni di amore e di morte che lo spingono ad alternare momenti di lucida iperattività ad altri di annebbiamento e confusione mentale. Per dire tutto ciò, francamente, quattro ore non servivano: bastava molto meno. Eppure, non contento, il regista francese nel successivo lavoro arriverà a riproporre un simile canovaccio (Out 1: Noli me tangere) fino a raggiungere le dodici ore (!) di durata. Bulle Oigier, Jean-Pierre Kalfon, Josée Destoop, Dennis Berry e Yves Beneyton sono i nomi principali del cast; fotografia, in un ormai anacronistico bianco e nero, di Etienne Becker e Alain Levent. 5/10.
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