Trama
Le quasi quattordicenni Anna (Matilde Giannini) e Francesca (Anna Bellezza) sono amiche inseparabili, cresciute insieme all'ombra dei casermoni popolari di via Stalingrado, a Piombino, caseggiati destinati a coloro che si sono spaccati la schiena nell'acciaieria del posto. Sognano un giorno di poter cambiare le loro esistenze, magari spostandosi all'isola d'Elba, dall'altro lato del mare, luogo paradisiaco che credono pieno solo di turisti senza alcun problema. Desiderano lasciarsi alle spalle una vita fatta di famiglie allo sbando, di padri violenti e maneschi (come quello di Francesca) o con il vizio del gioco d'azzardo (quello di Anna), della rabbia di un fratello battagliero (Michele Riondino) pronto a non abdicare a una ex fidanzata borghese ora dirigente dell'acciaieria (Vittoria Puccini) e di amici arresi e sopraffatti dalla violenza. Nel corso di un'estate, quella che segue la fine delle scuole medie e l'avvicinamento alle superiori, il cambiamento del loro corpo e la scoperta della sessualità le portano verso nuove direzioni che finiranno con il separare i loro percorsi.
Approfondimento
ACCIAIO: IL FILM DI STEFANO MORDINI SULL'ADOLESCENZA NEL MONDO DELLE FABBRICHE
Dopo l'esordio con Provincia meccanica presetato in concorso al Festival di Berlino del 2005, il regista Stefano Mordini torna al cinema di finzione, dopo essersi dedicato alla produzione di diversi documentari, adattando il pluripremiato best seller di esordio della scrittrice biellese Silvia Avallone.
Mentre il soggetto e la sceneggiatura del film portano la firma dello stesso Mordini e di Giulia Calenda (La bestia nel cuore, Un giorno speciale, Solo un padre) in collaborazione con l'autrice del romanzo, Acciaio vanta nel cast tecnico due fedeli collaboratori del regista Matteo Garrone: il direttore della fotografia Marco Onorato - scomparso il 2 giugno 2012 - e il montatore Marco Spolentini.
Contando sull'esperienza dei già consolidati Michele Riondino e Vittoria Puccini, Stefano Mordini affida i ruoli delle due giovanissime protagoniste alle esordienti Anna Bellezza - di origini napoletane - e Matilde Giannini, entrambe classe 1995 e residenti a Piombino, dove la storia si svolge.
Presentato nella selezione ufficiale delle Giornate degli Autori alla 69ª Mostra del cinema internazionale di Venezia, Acciaio è stato introdotto da Stefano Mordini con queste parole:
«L’adolescenza è un’età potenziale, appunta Silvia Avallone all’inizio del suo romanzo. Insieme a lei, che come uno “stalker” ci ha accompagnato dentro “la zona”, abbiamo intrapreso questo viaggio. Attraverso i ricordi della sua adolescenza, i racconti dei suoi amici, che a diciotto anni dalle aule delle scuole tecniche vengono proiettati direttamente in fabbrica senza aver conosciuto del resto del mondo altro che il breve passaggio di un’estate. Solo chi ci lavora ha il diritto di accedere oltre i cancelli della fabbrica e le storie che si snodano all’interno vivono di racconti mitici, aneddoti tramandati di padre in figlio. Noi ci siamo entrati dentro a quei cancelli e abbiamo imparato a conoscerle per nome quelle macchine, a capire come si muovono, che ruolo svolgono attraverso la catena dell’acciaio che non esiste in natura.
Silvia, attraverso Anna e Francesca, ci ha raccontato i tormenti delle madri, le fatiche dei padri lavoratori. Quei padri che hanno creduto che la fabbrica ci sarebbe stata anche dopo di loro e che, con questa certezza, in un modo o nell'altro, sarebbero stati ripagati della loro fatica assicurando un lavoro per i figli di tutti. Una certezza delusa, mancata. Resta solo il dubbio e nello stesso tempo la voglia di ribadire un'identità, quella operaia, sicura di aver fatto il proprio dovere.
In acciaieria, in mezzo a fuochi e fumi e alle polveri che appesantiscono le spalle, un giovane uomo ci confida di essere felice del suo posto di lavoro: "Io non ho studiato. Quando i miei amici si impegnavano per superare gli esami all'università io suonavo in una band di hard rock. In quel momento ho fatto una scelta e oggi non credo sia giusto chiedere altro che questo lavoro che mi assicura uno stipendio. Certo mi piacerebbe andare a vivere da solo ma non posso permettermelo, vivo con mia madre.” Alessio, che sapevamo già sarebbe stato interpretato da Michele Riondino, ascoltò mesi dopo quell'uomo, in un bar davanti ad un bicchiere di birra. Ma la situazione era già cambiata. La fabbrica stava vivendo uno dei suoi momenti delicati, si parlava di commissariamento e il giovane uomo era spaventato. La prospettiva di un film non era più così affascinante. La realtà si stava mangiando tutto. Aveva paura che parlassimo male della fabbrica, la difendeva, era la sua sicurezza, la "sua" fabbrica.
Odio e amore per gli stabilimenti - grandi cattedrali che evidenziano un'antica potenza -, orgoglio per la qualità del prodotto, spaesamento per le notizie che si rincorrono sulla proprietà, proteste sulle politiche del territorio. Queste sono le tematiche su cui ci siamo confrontati per mesi durante la scrittura e la preparazione del film. La macchina da presa ancora non girava, ma era come se lo stesse già facendo. Nell'attimo del quadro cinematografico resta quasi sempre una sintesi dei momenti vissuti.
Anna e Francesca sono giovani, le abbiamo scelte tra novecento ragazze ma non è stato difficile riconoscerle. Sono di Piombino, ma non è solo questo. Anna/Matilde Giannini mi ascoltava guardando in basso, sfuggiva, ma ascoltava a modo suo, con quella grazia che si è portata dietro nel suo personaggio. Francesca/Anna Bellezza fissava il centro dell'obiettivo con una tenacia indimenticabile e quello sguardo, il suo sguardo imbronciato, è l'essenza stessa di Francesca e ce lo portiamo via, dentro di noi, alla fine di Acciaio. Elena/Vittoria Puccini è il desiderio di Alessio.
Vittoria è riuscita a guardare il suo personaggio nelle pieghe delle sue insicurezze, nelle incertezze e soprattutto nella paura di fare una scelta tra l'andare e il restare. Una scelta difficile che a volte soffoca, costringe. Alessio/Michele Riondino, invece, stoico, deciso, si impegna per mantenere tutto fermo, perché il risultato dei cambiamenti, negli ultimi anni, non hanno portato a nulla di buono. Resistere, restare, assumersi le proprie responsabilità, è la sua forma di ribellione.»
Note
In mezzo l’identità operaia che trasuda dall’opera di Mordini, un passato da documentarista. E si vede, purtroppo però nell’accezione negativa del termine. L’intento sociale ha completamente il sopravvento sulla ricerca stilistica e pure la bulimia di tracce tematiche (la vita di fabbrica, il degrado sociale, la promiscuità dei rapporti, le crisi adolescenziali) fa perdere il baricentro su quella portante. Peccato solo che, fra tante idee, manchi proprio quella di cinema.
Trailer
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Commenti (4) vedi tutti
Pateticamente inutile. Voto 0
commento di ScemaranTosto ma valido
leggi la recensione completa di Furetto60Dal discutibile regista Stefano Mordini un film debole che cerca di ricattare lo spettatore con tematiche presumibilmente toccanti come il degrado della società ma che si ingarbuglia in una cornice piatta.
leggi la recensione completa di SatanettoReDelCinemamezzo film mezzo documentario quindi non e un film…
commento di raimea