Regia di Giuseppe Bonito vedi scheda film
Amarissimo lungometraggio di denuncia sociale diretto dall'esordiente Giuseppe Bonito: prima di tutto contro un sistema sanitario italiano che non è più capace di occuparsi di chi ne avrebbe bisogno disperato; poi nei confronti di un sistema giudiziario italiano crudele che imbriglia nelle proprie maglie gli ultimi che, in linea fattuale, se lo meriterebbero. E poi è uno dei più limpidi affreschi socio-psicologici della reale famiglia italiana degli anni Dieci: dalla madre che dà tutto per le figlie (interpretata da un'encomiabile Marina Massironi) al padre burbero perché stufo di una vita ingiusta e straziante (un credibile Pippo Delbono), dall'adolescente impacciata nei rapporti ma che pare aver capito quasi tutto delle dure leggi della vita (la bravissima Francesca Di Benedetto) alla piccola "Pulce" (Ludovica Falda), bambina di nove anni autistica. Regia non invasiva, recitazione magistrale, sceneggiatura impegnata: un film che stupisce. Se però l'operazione aveva il fine di dare corretto ingombro alla piaga dell'autismo (che tratta con dovuta delicatezza), nella seconda parte tale scopo viene oscurato dal troppo peso dato dall'autrice (Monica Zapelli, che adatta un libro di Gaia Rayneri) all'accusa di molestie sessuali mossa verso il rude pater familias.
Le musiche, composte dalla rock band romana Mokadelic, sono poco presenti e includono un singolo inedito di Niccolò Fabi (“Il silenzio”).
Bollino GIALLO — OTTIMO film — 8
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