Regia di Giuseppe Bonito vedi scheda film
Pulce si chiama in verità Margherita, ma non a casa, dove papà, mamma e la sorella adolescente Giovanna la curano e la proteggono. Pulce ama il tango, il tamarindo ed è autistica. Un brutto giorno viene portata in una comunità protetta, mentre suo papà è indagato per presunti abusi sessuali. La famiglia sprofonda in un incubo assoluto, al quale si assiste seguendo lo sguardo inquieto e turbato di Giovanna. Piccolo grande film Pulce non c’è, esordio dietro la macchina da presa di Giuseppe Bonito, ispirato all’omonimo libro di Gaia Rayneri, la vera Giovanna. Una storia dolorosa, purtroppo autentica, che non sveliamo nel dettaglio ma che gli autori, con felice intuizione, fanno vivere soprattutto attraverso la sorella maggiore, costretta a barattare le incertezze tipiche dell’adolescenza con l’urgenza di crescere subito, di corazzarsi di fronte al venire meno di un mondo complicato ma almeno noto. Quello che ruota intorno a Pulce, bambina che comunica a modo suo con una lingua “implosa”. Di Pulce non c’è, però, sorprende prima di tutto il cast. Da tempo un film italiano drammatico non riusciva a creare un tale equilibrio di caratteri: Pippo Delbono è un dimesso “padre-orco-o-forse-no” che recita di sottrazione per lasciare il giusto spazio alla decisa Marina Massironi, e sono bravissime le esordienti Francesca Di Benedetto (Giovanna) e la piccola Ludovica Falda (Pulce). Un’opera preziosa.
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