Regia di Victor Nieuwenhuijs, Maartje Seyferth vedi scheda film
Una ragazza bionda, bella e taciturna, si trasferisce in un bugigattolo alla periferia di Amsterdam. La sua vita trascorre anonima tra l'impiego in una staziona di servizio ed una solitudine domestica tormentata da sogni e pulsioni ferali. L'incontro con un uomo misterioso però, sembra mutare le coordinate della sua esistenza, esasperando le sue fantasie e conducendola sull'orlo della follia.
Crepuscule (2009): locandina
Più che un noir esistenziale, raggelato nel bianco e nero di una dimensione metropolitana grigia e ossessiva e scandito dalle graffianti melodie di una stridente partitura blues, questa prova d'esordio della coppia Victor Nieuwenhuijs & Maartje Seyferth ha piuttosto il sapore di un dramma sperimentale che si colloca nel limbo indefinito tra i codici di una insistita teatralità e le pretestuose ambizioni dell'opera metacinematografica, incline alla riflessione sui generi (il noir, il thriller, il dramma delle solitudine) e nello stesso tempo votato ad un anarchismo narrativo che li riesca a mettere in crisi. Detto così apparirebbe interessante il tentativo, riuscito solo in parte o miseramente fallito, di stabilire una qualche relazione tra il soggetto della narrazione ed un contesto sociale che oscilli tra il realismo delle scene diurne ed il ricercato simbolismo (onirismo) di quelle crepuscolari, una ricerca di una indefinita identità (lo specchio che, da solo, arreda la stanza disadorna della protagonista) di un personaggio che sembra non aver trovato una sua giusta collocazione (è una disadattata dal passato difficile che cerca di ricominciare una nuova vita o una riluttante killer di professione mandata a compiere un omicidio su commissione?) nelle intenzioni di scrittura degli sceneggiatori (sempre loro, quelli della regia) e che prova a ribellarsi al suo copione nell'ultimo, disperato tentativo di mandare suicida il proprio personaggio (se stessa?).
Crepuscule (2009): Nellie Benner
Certo questione di punti di vista; il fatto è che questi giochetti da un lato finiscono per irritare oltremodo lo spettatore medio che presto si annoia di una che cammina completamente nuda per casa (complimenti alla mamma!) e fa cose senza senso nel tempo libero (misurare la distanza tra i piloni di un ponte, travestirsi da maschio e fare la pazza con un revolver in mano, praticare l'autoerotismo con le vibrazioni di un pianoforte, etc.) e dall'altro fanno storcere il naso persino a chi, dotato di maggiore buona volontà, è disponibile ad accoglierne quelle istanze, tra nichilismo e teatralità, che hanno codificato sapientemente la cinematografia di uno come Kaurismäki.
Crepuscule (2009): Nellie Benner
Spiegare poi che non ostante i piano sequenza, la bella fotografia e la dolente intensità di alcune scene il cinema ha delle regole che vanno seguite ed una sua congruenza interna di cui tener conto, potrebbe urtare la suscettibilità di quanti gridano al capolavoro e sono disposti a spergiurare sulla tua malafede mandandoti debitamente a quel paese e facendoti desistere dal sottolineare l'involontorio ridicolo che sottende un'operazione del genere. Leggiamo di un seguito nel 'menage a trois' (o era solo un'ossessione a due) con la stessa, depilatissima protagonista nel successivo 'Vlees' del 2010 che varrebbe la pena di vedere. Dato che anche quest'ultima fatica della coppia olandese dura il giusto, varrebbe comunque la pena di darci un'occhiata.
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