Regia di Raffaele Verzillo vedi scheda film
Mah, francamente sono rimasto piuttosto interdetto. Sarà che non sono abituato a prese di posizione così nette e sfacciate – perlomeno non al cinema - ma la seconda regia di Raffaele Verzillo, più che un film, mi è parso uno spot pubblicitario per la chiesa cattolica. Non entro nel merito di quanto possa apparire farneticante la favoletta del prete e dell’ex atleta che mettono su una squadra per rappresentare il vaticano alle olimpiadi di Londra, passi anche il sermone sulle strategie di comunicazione nell’era del digitale - anche se il papa su twitter non è che abbia portato poi particolare fortuna - ma il perbenismo e la faciloneria imperante in ogni singola battuta del copione, quella no, non si può proprio sopportare. Senza contare poi che il tutto si articola tramite un banale raggiro prontamente giustificato con il classico "aiutati che dio t'aiuta". Improponibile quasi come il doppiaggio e le mossette di Jordi Mollà. Alla fine, se proprio vogliamo percorrere la strada dell'assoluzione ad ogni costo, concediamo il beneficio del dubbio giusto a Giulia Bevilacqua e Giorgio Colangeli. Un purgatorio di questo tipo non lo meritano ancora.
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