Regia di Roy William Neill vedi scheda film
Questa è stata la prima pellicola del franchise della Universal in cui è stata offerta la possibilità di usare o meno il nome di Sherlock Holmes nel titolo del film, stessa opzione che venne adottata anche per le uscite successive. Lo studio ritenne che l'impatto del nome nella serie si fosse ormai ridotto col tempo e la familiarità era ormai andata perduta per cui, da questa pellicola in poi, il nome di Sherlock Holmes non comparirà mai più nel titolo (originale) del franchise.
The Spider Woman segna anche il punto intermedio della partnership cinematografica tra Rathbone e Bruce, entrambi gli attori si erano ormai ambientati nei rispettivi ruoli e avevano sviluppato una solida amicizia che traspariva dallo schermo.
Gli sceneggiatori, al contrario, faticavano ancora a trovare il tono giusto da dare alle pellicole. Le prime erano principalmente film di guerra dai tono propagandistici al quale Holmes partecipava quasi per caso ma il pubblico, ormai, si era già stancato di tali produzioni e così, anche per rimediarv, l’ultimo mescolava un po' a caso il mistero investigativo con il melodramma.
The Spider Woman rispecchia ancora tale confusione, proponendo una storia non direttamente ispirata da un romanzo di Doyle ma sovrapponendo tra loro eventi e risoluzioni presi da diversi racconti: Holmes che si finge morto per meglio lavorare sul caso (La casa vuota), una sfida d’intelligenza con una donna affascinante e pericolosa (Uno scandalo in Boemia), un pigmeo (Il segno dei quattro), animali esotici quanto pericolosi (La fascia maculata), un veleno che non lascia tracce (Il detective morente).
Un patchwork alquanto inverosimile ma di sicura presa per il pubblico, scritta da Bertram Millhauser, un veterano della serie che aveva scritto anche i due film precedenti e che sarebbe poi tornato altre due volte (in La perla della morte e La donna in verde), per un gustoso episodio che inizia in maniera spiazzante (la presunta morte di Holmes), sorprende con idee bizzarre ma originali (i "suicidi" in pigiama) e, nonostante qualche faciloneria ((Lo sceneggiatore evidentemente non aveva mai letto le clausole riguardo ai suicidio di un qualsiasi contratto assicurativo), conserva comunque un buon ritmo come anche uno scontro intrigante tra l'investigatore di Baker street e la sua temibilissima nemica (la donna ragno) e una resa dei conti nei baracconi della fiera.
Sembra ormai che Sherlock abbia abbandonato gran parte delle sue radici letterarie ma bisogna ammettere che questo bizzarro film abbia comunque un suo fascino particolare.
Il ragno del film (Lycosa Carnivora) è inventato ma è tutt’altro che improbabile. I Lycosae sono una vera famiglia di ragni, noti anche come "ragni lupo", e sono effettivamente velenosi, sebbene non estremamente tossico o doloroso per l’uomo.
Anche la regione di provenienza (il Congo) è accurata quindi gli sceenggiatori hanno evidentemente fatto le loro ricerche.
Il trattamento razzista del pigmeo a sorta di obbediente “animale domestico” (o quasi) è, purtroppo, piuttosto normale per l’epoca e reso ancora peggiore dal fatto che è interpretato da un uomo bianco affetto da nanismo, Angelo Rossitto, truccato come una persona di colore (l’altrettanto classico Blackface). Rossito era conosciuto all’epoca per il suo ruolo in Freaks di Tod Browning ma oggi è probabilmente più famoso per aver interpreto Master di Master/Blaster in Mad Max: Oltre la sfera del tuono, il suo ultimo ruolo in carriera.
Antagonista all’altezza di Sherlock è l’elegante Gale Sondergaard, Oscar come non protagonista in Avorio nero (1936) e attrice ne Il segno di Zorro di Rouben Mamoulian proprio insieme a Rathbone, e interpreta un’abile manipolatrice che fa innamorare le sue vittime, le spinge a firmare una polizza assicurativa e poi le uccide.
Priva di scrupoli e scaltra ma soprattutto capace di combattere ad armi pari con Holmes sul piano dell'intelligenza.
Attrice di formazione classica, in seguito fu candita all’’Oscar per Anna e il re del Siam, un adattamento di Il re ed io, nel’46 ma è oggi ricordata soprattutto per altri eventi.
Originariamente interprete della Strega Cattiva dell'Ovest nel classico film Il mago di Oz della MGM nel cui piano originale doveva essere pericolosa ma attraente ma poi si optò per una strega più tradizionale con il famoso trucco verde. A quel punto Sondergaard si tirò però indietro, non volendo rischiare di essere sfigurata indossando un trucco di scena notoriamente tossico. Fu una decisione saggia: la donna che la sostituì, Margaret Hamilton, subì un'ustione di secondo grado sul viso e un'ustione di terzo grado sulla mano durante una scena con effetti di fuoco, mentre la sua controfigura finì per trascorrere undici giorni in ospedale dopo che una scopa di scena esplose.
Inoltre, il marito Herbert Biberman, regista, sceneggiatore e produttore cinematografico, fu inserimento nella lista nera di Hollywood dopo che era stato in prigione per essersi rifiutato di testimoniare davanti alla Commissione per le attività antiamericane della Camera. Gale gli rimase comunque accanto e per questo, nonostante non sia mai stata formalmente inserita nella lista nera, non ha mai più lavorato a Hollywood, anche se tornò a recitare in TV vent’anni dopo.
Gli altri interpreti della pellicola sono Dennis Hoey, Mary Gordon, Vernon Downing, Alec Craig, Arthur Hohl e Harry Cording.
P.s. Il personaggio di The Spider Woman fu sicuramente un successo tanto da spingere la Universal a un "sequel" due anni dopo dal titolo (fuorviante) di The Spider Woman Strikes Back ma senza che in realtà esistesse alcuna relazione canonica con l’opera originale. Gale Sondergaard interpretò sì un ruolo simile ma il personaggio era completamente diverso, una donna cieca con un debole per i fiori avvelenati, e non era in alcun modo collegato alla pellicola di Sherlock Holmes.
VOTO: 7
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