Regia di Joseph L. Mankiewicz vedi scheda film
E' un film quasi perfetto, preciso e asciutto. Anche se gli manca quel qualcosa per suscitare la mia ammirazione e la mia partecipazione emotiva, devo però ammettere quanto appena detto. Interessante il personaggio di James Mason, peraltro interpretato alla perfezione dall'attore: servizievole, dai modi eleganti e raffinati, ma cinico calcolatore e senza scrupoli; e poi finto umile, simulatore, furbo, untuoso. L'unico suo valore è il denaro, e per ottenerlo è disposto a tutto. Non ha appartenenze politiche e anche le donne sono per lui qualcosa di accessorio e ornamentale. E' talmente avido di denaro da odiare in modo viscerale chi glielo ha soffiato. Ciò è evidente nel finale: la maligna soffdisfazione per la notizia che anche la contessa è stata scoperta ed è caduta in rovina quasi gli fa dimenticare il suo proprio arresto e la fine della sua ricchezza.
Mankievicz dirige un film da una parte cinico, dall'altra morale, perché la trama ordita dal protagonista con l'unico scopo di arricchirsi finisce per diventare una rete nella quale egli stesso cade. I tedeschi, dal canto loro, fanno proprio la parte dei fessi. La loro superbia li porta a dubitare di tutto, tanto più della verità, perché è troppo semplice ed evidente. La scena di quando fanno i documenti a pezzetti e li buttano dalla finestra è ironica che di più non si poteva.
Per una strana coincidenza ho visto questo film la sera prima di "L'uomo che non è mai esistito", che ha un argomento in fondo simile: i tedeschi vengono ingannati proprio su certi documenti segreti della massima importanza (lo sbarco in Sicilia degli Alleati). Entrambi, comunque, sono validi film di spionaggio.
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