Regia di Joseph L. Mankiewicz vedi scheda film
Tratto da una storia vera: nel 1944 un cameriere dell’ambasciata inglese ad Ankara passa ai tedeschi documenti segretissimi in cambio di denaro. Non è un film di spionaggio in senso stretto, anche perché il protagonista è una spia anomala: non agisce per patriottismo o altri motivi ideali, ma solo per il proprio interesse. Mason, in un ruolo cinico e amorale, troneggia e come al solito finisce per risultare ambiguamente simpatico: non parteggia per nessuno, osserva con distacco le vicende belliche, ma non manca di fare battute sarcastiche in faccia ai tedeschi (“mi proteggete dagli inglesi come già fate con Danimarca, Norvegia, Olanda”); vive l’avventura come una possibilità di ottenere una rivalsa nei confronti del destino, e perciò ha la debolezza di farsi intrigare nel sottile gioco di seduzione e tradimento innescato dalla contessa polacca Danielle Darrieux (sua ex principale, e da lui amata). Perde tutto, ma poi sembra rifarsi e fino all’ultima scena dà l’impressione di giocare come il gatto col topo; poi arriva la conclusione beffarda, che distrugge tutto in un attimo come un castello di carte. Il titolo originale, Five fingers, risulta comprensibile solo tenendo presente la locandina: una mano sulle cui dita sono scritte le parole “Lust”, “Greed”, “Passion”, “Desire”, “Sin”.
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