Regia di Raoul Walsh vedi scheda film
Western archetipico, di uno dei registi che hanno contribuito a scrivere le regole del genere, nel periodo d'oro di Hollywood. La trama è abbastanza lineare e senza colpi di scena, ma nel film di Walsh ci sono già tutti gli elementi che saranno sviluppati da registi altrettanto importanti come John Ford. C'è il viaggio verso ovest dei pionieri (si veda, in seguito, La carovana dei mormoni) e le relazioni controverse con gli indiani (il rapporto privilegiato con i Pawnee e quello conflittuale con i Cheyenne, che sarà visto da un'ottica rovesciata quarant'anni dopo nel Piccolo grande uomo), l'inseguimento ai carri da parte di questi ultimi, il cerchio formato dalla carovana, ma c'è anche l'elemento avventuroso ed amoroso, il romanzo di formazione per il protagonista maschile e per quello femminile, c'è il tema antichissimo della ricerca della Terra Promessa e l'aspettativa di fondazione di un Grande Paese (a partire dalla tredici colonie originarie, simboleggiate dalla tredici strisce sulla bandiera americana). C'è l'attraversamento dei fiumi da parte dei carri con i teloni e la carica dei bisonti, cacciati dal trapper Breck Coleman. E ci sono i duelli, nella polvere e nella neve, secchi, senza enfasi, depurati da ogni aspetto retorico e con l'eroe che si distingue soltanto perché spesso oppone il coltello alle pistole dei killer prezzolati e dei rinnegati. E c'è, infine, un giovanissimo John Wayne, che nel 1930 aveva appena 23 anni, era biondo e bellissimo e non ancora inchiodato al personaggio di disincantato cowboy dalle lunghe gambe e dai piccolissimi passi che interpreterà, per una lunghissima carriera, a partire dal Ringo Kid di Ombre rosse.
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